Solamente il 38,5% del traffico sulla rete Internet sarebbe generare da persone in carne ed ossa; il restante 61,5% verrebbe prodotto dai cosiddetti “bot”. A sostenerlo sono gli analisti di Incapsula che hanno osservato il comportamento di 1,45 miliardi di bot in un periodo di 90 giorni.
Con il termine bot, lo ricordiamo, si fa riferimento alle procedure automatizzate che accedono alla rete utilizzando gli stessi canali degli utenti umani. Ci sono sia bot maligni, utilizzati dagli aggressori informatici o dagli sviluppatori di malware, sia bot assolutamente legittimi. Tra questi ultimi, i crawler dei motori di ricerca ossia gli strumenti software che “scandagliano” il web seguendo i link ipertestuali presenti in ogni pagina. Il loro obiettivo è quello di analizzare i contenuti e poi passarli all’algoritmo che si occuperà di indicizzazione e ranking.
Una larga fetta dei bot sarebbe rappresentata proprio dai crawler dei motori di ricerca e dai servizi SEO con un incremento del 13% delle loro attività rispetto all’anno precedente. Un valore che potrebbe essere destinato ad aumentare ancora sulla base delle nuove funzionalità di scansione ed analisi del web via a via implementate da Google e Bing.
Il 5% del traffico sarebbe generato da quei bot che sono stati sviluppati per rubare contenuti, sottrarre informazioni di potenziale interesse per gli aggressori, scandagliare il web alla ricerca di indirizzi e-mail. Responsabili di un ulteriore 4,5% del traffico complessivo i bot correlati all’utilizzo di strumenti per l’hacking od il cracking di risorse remote mentre uno 0,5% sarebbe da riferirsi all’azione degli spammer.
Se la tendenza continuerà ad essere questa, l’espressione “Internet delle cose” è destinata a divenire sempre più calzante (AllSeen Alliance, verso l’Internet delle cose).