Conosciamo ormai tutti le vicissitudini legate al travagliato passaggio al DVB-T2, la seconda generazione dello standard per il digitale terrestre. A dispetto di tutti i test sino ad oggi effettuati, della calendarizzazione inizialmente approvata, delle “prescrizioni” che invitavano Rai a migrare almeno un MUX su DVB-T2 entro il 10 gennaio 2024, fino ad oggi nulla è cambiato. Adesso si parla di un probabile slittamento a marzo 2024, anche se non vi è nulla di acclarato.
Lungo questo incerto (per usare un eufemismo…) iter, per adesso non esiste ancora data di switch off né, tanto meno, è dato sapere quando Rai intenda trasferire uno dei suoi MUX sullo standard DVB-T2. Il broadcaster nazionale ha voluto sottolineare come ci siano ancora famiglie italiane prive di apparecchi compatibili DVB-T2, cosa che provocherebbe un calo di ascolti di migrazione. Rai ha chiesto di posticipare il passaggio al DVB-T2, inoltre, per evitare che alcuni fette di popolazione siano escluse dalla fruizione televisiva dei “grandi eventi” previsti per quest’anno: Campionati europei di calcio e Olimpiadi di Parigi. Certo è che a valle di tutte le campagne per l’adeguamento delle apparecchiature televisive, anche con la elargizione di bonus, desta meraviglia che si continui a parlare di rinvii.
Complice anche la cessione delle frequenze sui 700 MHz agli operatori 5G, la qualità delle trasmissioni sul digitale terrestre è addirittura complessivamente inferiore rispetto al passato. Meno banda disponibile per i vari canali di ciascuna emittente, impone scelte draconiane che spesso si pagano, appunto, in termini qualitativi.
All’orizzonte un nuovo bollino Smart TV: di che cosa si tratta
Mentre la migrazione allo standard DVB-S2 si è da tempo conclusa sul satellite, con un numero crescente di broadcaster che trasmettono in 4K UHD, il digitale terrestre resta impantanato su una configurazione antica e ormai anacronistica.
Eppure, come abbiamo evidenziato nell’articolo in cui spieghiamo nel dettaglio cos’è DVB-T2, questo standard più aggiornato, grazie anche alla compressione video HEVC (High Efficiency Video Coding), permetterebbe di migliorare significativamente la qualità raddoppiando il rapporto della compressione dei dati e supportando addirittura l’ultra definizione 8K.
Le continue incertezze sul DVB-T2 trovano come contraltare un grande interesse dei network televisivi intorno a DVB-I, standard internazionale per la TV via Internet. Nell’ultima versione dell’UHD Book, documento di specifiche tecniche principalmente indirizzato ai costruttori di ricevitori (decoder oppure iDTV, ovvero televisori dotati di sintonizzatore digitale integrato) per il mercato italiano, si chiarisce subito che dei quattro requisiti per l’implementazione di DVB-I tre sono già soddisfatti.
In particolare, la specifica DVB-I è ormai approvata da ETSI, l’Istituto europeo per le norme in materia di telecomunicazioni; sono stati completati test e “prove” sul campo di DVB-I da parte dei principali broadcaster italiani, dimostrando l’interoperabilità reale di un sistema end-to-end tra servizi TV, servizi di rete e ricevitori; i risultati dei test sono stati utilizzati al fine di preparare il terreno per un nuovo bollino italiano di riferimento per la certificazione dei ricevitori.
Ciò che manca, a questo punto, è un documento ufficiale con cui AGCOM (Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni) approva il nuovo standard e dà il via libera per il suo utilizzo, predisponendo anche un bollino per le Smart TV e gli altri apparecchi certificati. Da quel momento avrà inizio un periodo, detto “di sunrise“, che permetterà ai produttori di dispositivi e ai network televisivi di dispiegare DVB-I sul mercato.
DVB-I: perché può davvero cambiare le modalità di fruizione della TV in Italia
Per chi cerca la qualità, il 4K UHD è ormai una certezza sulle principali piattaforme di online streaming. Player come Netflix, Amazon Prime Video, Disney+ e così via, assicurano da tempo una qualità audio-video che surclassa ampiamente quella dei canali del digitale terrestre.
DVB-I (Digital Video Broadcasting – Internet) è uno standard tecnologico progettato per la distribuzione di contenuti televisivi tramite Internet Protocol (IP). L’obiettivo principale di DVB-I è migliorare l’esperienza televisiva, consentendo la fruizione dei programmi attraverso le reti IP anziché con le tradizionali trasmissioni terrestri o satellitari.
Con DVB-I, l’impegno è di garantire l’interoperabilità tra servizi televisivi, reti e dispositivi: con un unico device, come può essere una moderna Smart TV compatibile, si accede all’intera offerta dei vari broadcaster. Sia in termini di trasmissioni live (trasmissione uno-a-molti o multicast) che on-demand. Inoltre, diversamente rispetto all’attuale HbbTV (tasto blu nel caso dei canali Rai, tasto “su” per Mediaset ed altre emittenti), con DVB-I il televisore non avrebbe neppure la necessità di un collegamento tramite antenna. È ovviamente possibile mantenerlo, ma non è strettamente necessario per accedere all’offerta DVB-I.
I tempi per l’adozione di DVB-I su larga scala sono già maturi
Come spiegavamo nel pezzo su DVB-I citato in precedenza, Mediaset già a novembre 2022 faceva presente che riteneva improbabile la distribuzioni di canali 4K sul digitale terrestre, anche a migrazione DVB-T2 ultimata. E confermava il suo vivo interesse, invece, per DVB-I.
I tempi sono maturi. In un comunicato appena distribuito, Mediaset conferma che è pronta per aprire la sperimentazione di DVB-I agli utenti finali. Basta verificare che il proprio TV sia compatibile DVB-I, effettuare un ripristino della lista canali e abilitare la ricezione delle trasmissioni via Internet.
Insomma, il bollino per le Smart TV DVB-I ancora non c’è ma tutto è pronto per spingere su questo standard. Forse anche battendo sul tempo DVB-T2. Visti i continui “cambi di programma”, per restare in tema.