A breve sul web e sui motori di ricerca si troveranno nomi a dominio con un TLD mai visto prima. TLD, acronimo di “top-level domain“, è la sigla con cui si fa riferimento al dominio di primo livello che, in URL, segue il punto posto più a destra.
Nel corso dei prossimi mesi, agli attuali ben noti 22 TLD (tra i quali .com, .net, .org, .it
), si aggiungeranno – molto probabilmente – decine, se non centinaia, di nuove “denominazioni”.
I nuovi domini possono essere caratterizzati utilizzando suffissi facenti riferimento al mondo industriale, alla geografia o ad aspetti etnici. Per la prima volta, poi, compariranno una serie di TLD scritti in caratteri cinesi, arabi e cirillici.
È impossibile riassumere tutti i nuovi domini che a breve vedranno la luce (per molti di essi i clienti finali di tutto il mondo, sia privati che aziende, potranno poi registrare i propri domini di secondo livello). Purtuttavia, basti pensare che a breve arriveranno i TLD .app, .art, .auto, .bar, .blog, .casa, .club, .design, .game, .gratis, .hotel, .mail, .moda, .news, .online, .pizza, .restaurant, .roma, .shop, .sport, .srl, .store, .tour, .web
, giusto per citarne una minima parte.
Chi è il responsabile dell’assegnazione dei nuovi domini?
Responsabile della “creazione” dei nuovi TLD è l’ICANN, ente internazionale no-profit che si occupa dell’assegnazione degli indirizzi IP e della gestione dei nomi a dominio di primo livello.
Lo “sdoganamento” dei nuovi TLD ha destato sia apprezzamenti che critiche. In ogni caso, nei prossimi mesi si assisterà ad una “corsa alla registrazione” su scala planetaria gestita secondo il principio del “first come, first served” che in italiano si traduce nel più colorito “chi prima arriva, meglio alloggia“.
Molti vedono nell’iniziativa un’importante opportunità di business oltre che il trampolino per il lancio di inedite operazioni di marketing.
È infatti innegabile che domini quali .hotel o .roma (vedere anche ildominiodiroma.it) aprano nuove strade in Rete per le strutture ricettive (talvolta costrette a misurarsi con domini già registrati da proprietà con lo stesso nome in Italia o nel mondo) e per le altre realtà d’impresa legate ad una precisa area geografica.
Più che concreti, tuttavia, i rischi di domain grabbing o cybersquatting: soggetti senza scrupoli, come peraltro accaduto già in passato, potrebbero registrare domini di secondo livello usando i nuovi TLD disponibili e ricalcando quelli di siti web e marchi famosi.
Chi fa impresa sul web è quindi bene che inizi a valutare eventuali rischi legati all’approvazione dei nuovi TLD e cerchi di attivarsi per tempo con lo scopo di difendere il proprio brand.
È vero che la giurisprudenza permette di far valere le proprie ragioni contro chi registra un nome a dominio uguale o troppo simile al proprio (normativa sul diritto al nome e disposizione su marchi e segni distintivi del codice civile) ma è altrettanto vero che non è possibile tutelarsi in alcun modo quando, ad esempio, il nome del dominio che si è scelto sia eccessivamente generico e, di conseguenza, “debole”.
Per evitare di incorrere in situazioni spiacevoli è quindi bene verificare i nomi a dominio (ad esempio .com, .net, .org, .it
) che si posseggono ed agire tempestivamente per battere la concorrenza ed anticipare eventuali cybersquatters.
Tante richieste per la gestione dei TLD
Già da alcuni mesi l’ICANN ha iniziato ad individuare le società alle quali sarà affidata la gestione di ciascun TLD. Le aziende interessate possono scegliere arbitrariamente i domini di primo livello da attivare tanto che nomi del calibro di Apple, Microsoft, Amazon si sono immediatamente fatti avanti per registrare, ad esempio, i TLD .apple, .microsoft, .live, .xbox, .skydrive, .hotmail, .windows, .skype, .office, .docs, .bing, .azure, .amazon, .play, .kindle
e molti altri ancora.
Ben 101 TLD sono stati richiesti da Charleston Road Registry che dovrebbe avere agito facendo le veci di Google. Sono infatti moltissimi i TLD che ricalcano i nomi di famosi servizi gestiti dal colosso di Mountain View: .goog, .google, .youtube, .gmail, .android
. Nel “portafoglio” composto da Charleston Road Registry spiccano però anche denominazioni di uso piuttosto comune quali .baby, .blog, .buy, .boo, .lol, .fly, .free, .game
e molte altre ancora.
Ci sono poi delle denominazioni che sono contese fra più società come ad esempio .cloud
che è stato richiesto da ben nove imprese tra le quali figurano Amazon, Symantec, Google ed il provider italiano Aruba S.p.A.
Spetta ai tecnici di ICANN sbrogliare la matassa e decidere quale azienda ha titolo per utilizzare uno specifico nome di primo livello e procedere eventualmente con la commercializzazione di servizi costruiti intorno ad esso (ad esempio, semplicemente, la rivendita a terzi dei nomi di secondo livello).
Per il momento, confrontando il database delle richieste avanzate all’ICAN (pubblicato a questo indirizzo) con i contratti sino ad oggi effettivamente stipulati (vedere questo elenco), sembra che anche l’ente statunitense abbia applicato il principio del “first come, first served” anche se in diverse situazioni sembra siano stati applicati altri metri di valutazione.
Ad ogni modo, ciò che al momento è chiaro è che per tutti e soli i domini indicati in questo elenco è stato definito il registrar corrispondente ossia la società che ha titolo per la gestione del TLD. Per tutti gli altri TLD (si tratta di gTLD ossia generic top-level domains), l’ICANN deve ancora arrivare alla decisione finale.
Si possono già registrare domini di secondo livello con i nuovi TLD?
Al momento non è ancora possible registrare un dominio di secondo livello associato ad un nuovo TLD (gTLD).
Numerose società, anche italiane, hanno avviato una procedura di pre-registrazione che permetterà di essere tenuti informati non appena il gTLD d’interesse sarà disponibile. Aruba e Register.it, ad esempio, non richiedono alcun esborso economico per pre-registrare un dominio: l’indicazione del dominio che si vuole acquistare è senza impegno anche perché non si conoscono ancora neppure le condizioni economiche per accaparrarsi ciascuna denominazione.
Aruba ha allestito un sito per la pre-registrazione di denominazioni collegati coi nuovi gTLD raggiungibile visitando questa pagina. La società aretina non ha ancora ufficialmente lanciato il servizio anche se una comunicazione in tal senso è ormai attesa a stretto giro.
Register.it, invece, ha presentato quest’oggi un servizio analogo utilizzabile cliccando qui. “L’imminente ingresso sul mercato di nuove estensioni legate a nomi generici, di grande interesse commerciale, aree geografiche o community rappresenta una grande opportunità e intendiamo aiutare i singoli e le aziende a cavalcarla aggiudicandosi il nome a dominio di proprio interesse. Nell’attuale scenario digitale garantirsi la pre-registrazione dei nuovi domini consente di ottenere un vantaggio competitivo ed è fondamentale anche in termini di tutela del brand, per questo ci impegniamo da tempo per aiutare le aziende a prendere consapevolezza delle opportunità, ma anche dei rischi, legati alla liberalizzazione dei domini e le supportiamo con vari servizi ai fini dell’imminente processo di registrazione. Siamo perciò lieti di ampliare la nostra offerta con questo nuovo servizio di effettiva pre-registrazione dei nuovi domini“, ha dichiarato Claudio Corbetta, amministratore delegato del Gruppo DADA.
Approccio simile anche per 1&1 (vedere questa pagina) anche se in alcuni casi viene chiesto un anticipo in denaro per avviare la procedura di pre-registrazione.
In calce all’elenco pubblicato a quest’indirizzo, in corrispondenza della lettera “X”, si troveranno una serie di gTLD molto strani. Si tratta dei primi nomi a dominio di primo livello che potranno essere introdotti nel browser usando caratteri cinesi, arabi o cirillici.
Quanto costa registrare un gTLD di primo livello? Ed un nuovo dominio di secondo livello?
La registrazione di un gTLD “inedito” potrebbe essere costata, alle aziende interessate, 185.000 dollari (con un canone annuale pari a 25.000 dollari).
Aziende, professionisti e privati potranno comunque, a prezzi contenuti (probabilmente tra 15 e 100 euro) registrare nomi a dominio di secondo livello appartenenti ai gTLD via a via “varati” (ad esempio, lamiaattivita.roma
). Le procedure di pre-registrazione presentate poco sopra consentono proprio di richiedere domini di secondo livello.