Il Ministero per lo Sviluppo Economico aveva confermato ad inizio del mese che dal 20 luglio sarebbe stato possibile costituire una startup semplicemente compilando un apposito formulario e inviando la documentazione con l’apposizione di una firma digitale.
Come si legge a questo indirizzo, “gli atti costitutivi e gli statuti delle startup innovative in forma di società a responsabilità limitata potranno essere redatti e sottoscritti con firma digitale secondo le modalità previste dall’articolo 24 del codice dell’amministrazione digitale, di cui al decreto legislativo 7 marzo 2005, attraverso la piattaforma startup.registroimprese.it; ciò in via facoltativa e alternativa rispetto alla modalità ordinaria tramite atto pubblico“.
Tradotto, dal 20 luglio tutti gli interessati possono avviare un’attività d’impresa formando una startup innovativa senza doversi rivolgere a un notaio.
Come stabilito dall’articolo 24 del Codice dell’amministrazione digitale (CAD), è sufficiente che la firma digitale si riferisca in maniera univoca ad un solo soggetto ed al documento o all’insieme di documenti cui è apposta o associata.
Inoltre, “per la generazione della firma digitale deve adoperarsi un certificato qualificato che, al momento della sottoscrizione, non risulti scaduto di validità ovvero non risulti revocato o sospeso“.
L’apposizione della firma digitale integra e sostituisce sigilli, punzoni, timbri, contrassegni e marchi di qualsiasi genere ad ogni fine previsto dalla normativa vigente.
Il Consiglio Nazionale del Notariato, tuttavia, non l’ha presa bene e si è rivolto al TAR del Lazio per bloccare la normativa.
L’udienza è prevista per il prossimo 30 agosto ma, nel frattempo, montano le polemiche.
I notai contestano che la procedura non offrirebbe le necessarie garanzie mentre, dall’altro lato, le nuove disposizioni hanno l’enorme vantaggio di rimuovere quei paletti che fino ad oggi hanno sempre rallentato l’apertura di una nuova società.
Stefano Quintarelli, presidente del Comitato di Indirizzo dell’Agenzia per l’Italia digitale, ha commentato che “i notai” possono avere tutte le ragioni del mondo, in punta di filologia del diritto, ma non si rendono nemmeno conto del danno reputazionale che fanno al paese“. Il riferimento è, ovviamente, all’azione intrapresa dal Consiglio Nazionale del Notariato (questo il commento pubblicato sul blog di Quintarelli).