Nokia Siemens Networks ha annunciato annunciato la fornitura di oltre 7000 stazioni radiobase destinate ad alcune regioni italiane per l’ammodernamento della rete mobile di Telecom Italia e predisposte per supportare la tecnologia LTE (Long Term Evolution). L’operatore telefonico ex monopolista ha infatti già avviato alcune sperimentazioni sul funzionamento di LTE nella città di Torino (da fine agosto scorso) e, secondo quanto comunicato da Nokia Siemens Networks, i nuovi apparati radiobase faranno il loro debutto in molte regioni: Veneto, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Marche ed Umbria.
“L’aggiornamento della rete di accesso radio consentirà eccezionali livelli di qualità della voce e velocità di trasferimento dati oltre ad ottimizzarne le prestazioni per sostenere perfettamente il carico dato dall’enorme diffusione degli smartphone“, ha dichiarato Massimo Mazzocchini, a capo del team di Nokia Siemens Networks dedicato a Telecom Italia. “Questa tecnologia consentirà di offrire una trasmissione a circa 140 Mbps per cella con un tempo di latenza di soli 10 millisecondi, dimostrando con i fatti quanto una moderna infrastruttura possa aiutare le attività produttive e dunque sostenere la crescita dell’economia nazionale“.
Proprio su LTE, tecnologia che si propone come un’evoluzione degli attuali standard di telefonia mobile GSM/UMTS, CDMA2000 e TD-SCDMA, hanno intenzione di investire i principali operatori, in attesa dell’asta che assegnerà i diritti di utilizzo delle frequenze. Non definibile come una tecnologia “4G” (si espresse in proposito l’ITU – ved. questo nostro articolo – correggendo poi un po’ il tiro successivamente) ma piuttosto come un aggiornamento di UMTS, LTE dovrebbe rendere più semplici, stabili e performanti le connessioni a banda larga in mobilità.
L’AGCOM (Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni) ha appena avviato la consultazione pubblica “sulle procedure e sulle regole per l’assegnazione e l’utilizzo delle frequenze disponibili nelle bande a 800, 1800, 2000 e 2600 MHz per sistemi terrestri di comunicazione elettronica e sulle ulteriori norme per favorire una effettiva concorrenza nell’uso delle altre frequenze mobili a 900, 1800 e 2100 MHz. L’obiettivo è appunto quello di fissare la disciplina per l’assegnazione delle frequenze liberatesi con la migrazione delle TV al digitale terrestre e quelle che il Ministero della Difesa dovrebbe finalmente rendere disponibili (ved. questa pagina). Tale fasce di banda saranno così destinabili ai sistemi mobili di terza generazione e ad LTE e WiMAX.