Una suite office libera come LibreOffice non ha bisogno di presentazioni. Compatibile con il formato sostenuto da Microsoft Office (OOXML, Office Open XML, ne abbiamo parlato nell’articolo dedicato alla struttura dei documenti DOCX), LibreOffice integra un programma per l’elaborazione di testi (il wordprocessor Writer), un foglio di calcolo (Calc) e i programmi per creare presentazioni (Impress), grafici e disegni (Draw), database (Base) e formule matematiche.
The Document Foundation (TDF), la realtà che promuove lo sviluppo e la diffusione di LibreOffice, inizialmente presentato come fork di OpenOffice, ha sempre criticato Microsoft per il fatto che OOXML non sarebbe ancora un formato così aperto come viene descritto.
I file usati per default da Microsoft Office sarebbero ancora basati, sempre secondo TDF, sul formato proprietario deprecato da ISO nel 2008 e non sullo standard approvato dalla stessa ISO. I formati di cui si serve Office sarebbero quindi “artificialmente e inutilmente complessi” causando problemi di compatibilità con la suite per l’ufficio libera, come si affermava al momento del lancio di LibreOffice 7.4.
LibreOffice debutta a pagamento sull’Apple App Store
La pagina di download di LibreOffice contiene tutte le versioni della suite attualmente supportate: ci sono quelle per Windows, Linux e macOS.
Contestualmente con il rilascio di LibreOffice 7.4.1, tuttavia, sull’Apple App Store è comparsa una versione a pagamento del programma: il download del pacchetto viene proposto al prezzo di 8,99 euro. Ma se il sito Web ufficiale di LibreOffice permette già di scaricare gratis la versione per macOS (peraltro disponibile anche come file Torrent), perché sull’App Store vengono chiesti 8,99 euro?
TDF ricorda da tempo (e lo fa in ogni comunicato stampa che viene diffuso) che per le implementazioni in ambito aziendale di LibreOffice è opportuno rivolgersi alla famiglia di applicazioni LibreOffice Enterprise.
LibreOffice per le aziende è fornito dai partner dell’ecosistema nelle versioni per sistemi desktop, mobile e cloud con un gran numero di specifiche funzionalità a valore aggiunto e altri vantaggi come gli SLA (Service Level Agreement).
Nonostante questa raccomandazione, TDF ha rilevato che un numero crescente di imprese utilizza la versione supportata dai volontari (LibreOffice Community): “nel tempo questo rappresenta un problema per la sostenibilità del progetto LibreOffice, perché ne rallenta l’evoluzione. Infatti, ogni riga di codice sviluppata dalle aziende dell’ecosistema per i clienti aziendali viene condivisa con la comunità sul repository del codice master e migliora la piattaforma tecnologica LibreOffice“, spiega TDF.
L'”obolo” di 8,99 euro richiesto per il download di LibreOffice dall’App Store per i sistemi Mac ha quindi evidentemente l’obiettivo di infondere maggiore consapevolezza sulla differenza tra le versioni della suite, quella Community sostenuta dai volontari e quella Enterprise, espressamente cucita sulle esigenze delle imprese.
“Educare le imprese su FOSS (free/libre open source software) non è un compito banale e abbiamo appena iniziato il nostro viaggio in questa direzione“, si legge nella nota in cui si dà l’annuncio della pubblicazione di LibreOffice sull’App Store di Apple.
Gli importi raccolti sull’App Store da TDF saranno utilizzati, viene chiarito, per sostenere lo sviluppo del progetto.
La versione di LibreOffice inserita nell’App Store di Apple è basata sullo stesso codice sorgente della versione che TDF distribuisce attraverso il suo sito. Non include però il pacchetto Java perché le dipendenze esterne non sono ammesse sullo store della Mela (le funzionalità di LibreOffice Base ne risulteranno quindi limitate).
Un software libero può essere a pagamento?
Software libero non vuol dire “software non commerciale”. Un software libero è un programma che trasferisce all’utente la libertà di condividerlo, studiarlo e modificarlo, anche per creare progetti derivati.
LibreOffice è un esempio di software libero che viene messo a disposizione degli utenti sotto licenza Mozilla Public License v2.0.
Per un software libero è quindi possibile anche l’uso commerciale, lo sviluppo commerciale, e la distribuzione commerciale. Anche perché uno degli obiettivi dichiarati del movimento del software libero è proprio quello di sostituire, con il tempo, programmi proprietari che mantengono in capo allo sviluppatore tutti i diritti sul codice, sulla copia, sulla proprietà intellettuale in generale.