No, Intel non smetterà di produrre processori

Due parole sulle indiscrezioni circolate nelle scorse ore e rilanciate da molti siti che vedrebbero Intel intenzionata a ridurre la produzione di CPU nei suoi stabilimenti.

Intel ha più volte rimandato il lancio della nuova gamma di processori realizzati ricorrendo al processo costruttivo a 10 nm. I problemi di produzione che si sono susseguiti nel corso del tempo sono principalmente dovuti ai difetti riscontrati nei wafer di silicio (Perché i wafer di silicio sono sempre rotondi?): il costo più elevato per ogni singolo chip estratto dal wafer ha indotto la società di Santa Clara a posticipare più volte il debutto della nuova architettura. Entro fine 2019, comunque, dovrebbero fare la comparsa sul mercato i primi processori a 10 nm.

Siti web come Digitimes sostengono che Intel potrebbe ridurre la propria produzione di chip mirando a operare sul mercato un po’ come fa Qualcomm ovvero più come “designer” che in qualità di “esecutore”.

Si tratta di uno scenario secondo noi alquanto improbabile. Gran parte dei siti che hanno riportato la notizia ignorano il fatto che il processo costruttivo 14 nm++ e l’attuale architettura utilizzata da Intel offrono prestazioni superiori rispetto ad esempio ai chip a 12 nm realizzati da GlobalFoundries e adoperati nei Ryzen 2000.


Intel non sente l’impellente necessità di passare dai 14 nm ai 10 nm tanto che negli scorsi tre anni ciò non è mai stato fatto, complice anche la sostanziale assenza della rivale AMD, oggi tornata più agguerrita che mai.

L’azienda che quest’anno festeggia i 50 anni dalla sua fondazione (50 anni di Intel: l’azienda parla del futuro) si è ormai messa alle spalle l’approccio tick-tock già dal 2016: Intel abbandona l’approccio tick-tock: cosa significa.
Nello sviluppo dei suoi processori Intel ha infatti introdotto una terza fase che consiste nell’ottimizzazione dell’architettura e, di conseguenza, ha provocato un rallentamento pianificato così da sfruttare al massimo gli investimenti già fatti (approccio Process, Architecture, Optimization, PAO).
La nuova soluzione adottata da Intel ha permesso all’azienda di migliorare i profitti in maniera significativa.

Spremendo al massimo gli attuali processi costruttivi Intel può proporre prodotti a elevata disponibilità, innalzare le frequenze di clock, ridurre i consumi energetici e i costi. Il margine lordo di AMD è attestato intorno al 35% mentre quello di Intel al 62% circa: è quindi davvero poco probabile che Intel voglia smettere di produrre i chip in proprio.

Il punto focale, inoltre, non è solamente ridurre il processo costruttivo orientandosi su processi litografici sempre più spinti (Come nascono chip e processori ultraminiaturizzati con i sistemi EUV) ma anche lavorare molto sull’aspetto efficienza.

Il problema potrebbe iniziare a presentarsi se AMD riuscisse a portarsi rapidamente sui 7 nm mentre Intel fosse ancora sul mercato con processori 14 nm+++. In ogni caso, sembra che AMD, passando da 12 a 7 nm, possa guadagnare solamente il 15% di potenza per singolo core. Certo, le dimensioni del chip potranno essere ulteriormente ridotte ma la differenza prestazionale tra i Coffee Lake “ultimo grido” e i Ryzen 3000 non sembra poter mettere al tappeto la società di Santa Clara. Anzi, almeno allo stato attuale, proprio un convincente passaggio di Intel dai 14 nm+++ ai 10 nm potrebbe invece causare non pochi grattacapi alla concorrenza.

Ti consigliamo anche

Link copiato negli appunti