No, Firefox non vende i dati degli utenti ma Mozilla ha un problema

L'aggiornamento dei termini di utilizzo di Firefox e della policy sulla privacy hanno scatenato una serie di critiche nei confronti di Mozilla. Alcuni utenti hanno frainteso le modifiche, temendo una vendita dei propri dati, ma la fondazione ha precisato che i dati degli utenti non saranno venduti.

Ha sollevato un vespaio di critiche la decisione di Mozilla di aggiornare i termini di utilizzo di Firefox e la sua policy sulla privacy. Fino a ieri, la fondazione ha fatto affidamento principalmente sulla sua licenza aperta utilizzata per la distribuzione del browser Firefox e sugli impegni pubblici assunti a più riprese nei confronti degli utenti. Tuttavia, il panorama tecnologico è cambiato notevolmente così Mozilla ha motivatola necessità di rendere più chiari e accessibili gli impegni della società in termini di privacy e sicurezza“.

Alcuni osservatori hanno evidenziato su GitHub le differenze tra i termini precedenti e quelli attualmente in uso su Firefox (in verde la parti aggiunte, in rosso quelle rimosse). Gli interventi applicati sembrerebbero descrivere una Mozilla che rinnega i suoi sani principi, non escludendo più la vendita a terzi dei dati degli utenti. Apriti cielo!

Mozilla non si arroga il diritto di vendere i dati degli utenti

In realtà, con i nuovi termini di utilizzo e le modifiche sulla sua privacy policy, Mozilla non cambia faccia. Anzi, per contenere il fiume di commenti – anche del tutto fuori luogo – che si sono susseguiti nelle scorse ore, ha voluto precisare ufficialmente che Firefox non si appropria e non si approprierà mai dei dati degli utenti.

Abbiamo bisogno di una licenza che ci permetta di rendere possibili alcune delle funzionalità di base di Firefox. Senza di essa, ad esempio, non potremmo usare le informazioni digitate in Firefox. La nuova licenza NON ci conferisce la proprietà dei tuoi dati o il diritto di usarli per scopi diversi da quelli descritti nell’Informativa sulla privacy“, mette nero su bianco Mozilla.

Quando si parla di “informazioni digitate in Firefox”, basti pensare ad esempio alla barra degli indirizzi del browser che suggerisce parole chiave da cercare e siti Web da visitare sulla base di quanto digitato di volta in volta dall’utente.

C’è un evidente problema di comunicazione

Ancora una volta, tuttavia, Mozilla non è riuscita a trasmettere in modo adeguato il contesto e le ragioni alla base delle modifiche. La mancanza di trasparenza ha creato confusione, e ciò che per gli sviluppatori di Mozilla era chiaro, è diventato ambiguo per gli utenti finali.

Senza spiegazioni approfondite sulle discussioni interne che hanno portato alla decisione di introdurre i nuovi termini di utilizzo, Mozilla ha inavvertitamente suscitato preoccupazioni a proposito della proprietà dei dati e della privacy.

Il mondo open source e il software libero offrono ai sviluppatori la libertà di creare e distribuire progetti, ma quando si trattano aspetti delicati relativi alla sicurezza e alla privacy, come nel caso di un browser Web, poter contare su una governance responsabile diventa cruciale.

Gli utenti devono avere la certezza che gli sviluppatori del software al quale si affidano quotidianamente siano responsabili e soppesino adeguatamente ogni singola scelta. Politiche formali e strutture di governance trasparenti sono cruciali per garantire che gli interessi degli utenti in materia di privacy e sicurezza siano sempre difesi.

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