Epic ed Apple stanno preparando la battaglia legale che vedrà i rispettivi portavoce confrontarsi in tribunale. Dopo l’esclusione di Fortnite dall’App Store di Apple, Epic ha accusato l’azienda di Cupertino di porre in essere pratiche anticoncorrenziali chiudendo il suo store e impedendo l’utilizzo di sistemi per la gestione degli acquisti in-app diversi da quelli offerti dalla Mela. È un po’ la tesi di Spotify e di altre aziende che hanno deciso di ricorrere contro Apple in varie sedi: Dopo la denuncia di Spotify contro Apple, la Commissione Europea avrebbe aperto un fascicolo.
Nelle deposizioni rilasciate dai rappresentanti delle due aziende c’è un elemento nuovo e interessante che è balzato agli occhi dei più attenti proprio in queste ore.
Come si può evincere spulciano la documentazione pubblicata a questo indirizzo, i manager Apple hanno ammesso candidamente che nel 2013 l’azienda era al lavoro su una versione dell’app di messaggistica iMessage destinata ai dispositivi Android ma che alla fine si è deciso di interromperne lo sviluppo. Motivo? Secondo le valutazioni dei vertici Apple una versione di iMessage per Android pubblicata sul Google Play Store avrebbe causato più danni alla Mela che introdotto reali benefici.
Le dichiarazioni in proposito sono state rese da Eddie Cue che ha spiegato come una versione di iMessage avrebbe permesso agli utenti di accedere ai propri messaggi sia su iOS che su Android, anche contemporaneamente.
Phil Schiller, da parte sua, ha spiegato che obiettivo dell’azienda era quello di legare i clienti a iOS. E viene citata una risposta fornita a un ex dipendente Apple: “la ragione numero uno che rappresenta uno scoglio per l’abbandono dell’universo Apple (dal punto di vista degli utenti, n.d.r.) è l’app iMessage. iMessage costituisce un serio lock-in e portarla su Android ci danneggerebbe più che aiutarci“.
Apriti cielo! Non appena la notizia ha cominciato a diffondersi sono fioccate nuove critiche nei confronti di Apple che guarderebbe sempre poco all’interoperabilità, a garantire le libertà agli utenti nella gestione dei loro dati, che utilizzerebbe tecniche per tenere i suoi clienti ben ancorati al suo ecosistema.