Eric T. Schneiderman (nella foto a lato), procuratore generale dello stato di New York, ha chiamato a raccolta alcune tra le più importanti società attive nel settore degli smartphone dichiarandosi meravigliato che ancora non si sia individuata una tecnologia che renda di fatto inservibili tutti i telefoni rubati.
Per Schneiderman, le varie società produttrici di smartphone stanno lavorando alacremente per migliorare caratteristiche e prestazioni dei rispettivi device ma non si preoccuperebbero affatto del problema legato ai furti.
Il fenomeno sta assumendo, negli Stati Uniti, delle dimensioni sempre più consistenti: a New York la sottrazione di iPhone ed iPad ai legittimi proprietari rappresenta, da sola, ben il 14% dei reati. In un solo anno, sempre nella Grande Mela, i furti di dispositivi a marchio Apple sono aumentati del 40% a fronte di una crescita degli altri crimini pari, complessivamente, al 4%.
E non c’è solo il problema del furto in se stesso: spesso, come ricorda il procuratore, il reato abbinato ad aggressioni, pestaggi, ferite con armi da taglio o da fuoco e talvolta il ladro arriva fino ad uccidere per impossessarsi di uno smartphone o di un tablet.
È quindi giunto il momento di gettare le basi per una piattaforma comune a tutti i principali produttori di dispositivi mobili che permetta di rendere inservibile un device non appena dovesse essere rubato. Un approccio del genere permetterebbe di disincentivare drasticamente i furti perché il ladro sarebbe ben conscio della successiva impossibilità di utilizzare il device sottratto.
Schneiderman ha invitato a discutere sull’argomento società del calibro di Google, Apple, Samsung e Microsoft: l’intento è quello di spronare le varie aziende ad accordarsi su scelte comuni e sgombrare il campo dalle insinuazioni che circolano da mesi. A tal proposito, alcuni rappresentanti delle forze dell’ordine d’Oltreceano, seppur mai in maniera esplicita, avevano osservato come i furti, in definitiva, potessero incentivare il business dei produttori di smartphone e tablet.