H.265, noto anche come HEVC (High Efficiency Video Coding), è uno standard di compressione video sviluppato da un gruppo di esperti formato da due organizzazioni: Moving Picture Experts Group (MPEG) e Video Coding Experts Group (VCEG) dell’ITU-T.
Rispetto ai suoi predecessori, H.265 offre molteplici vantaggi tra cui la maggiore efficienza di compressione (stessa qualità video a un bitrate inferiore o una qualità superiore con un bitrate simile). Supporta inoltre risoluzioni più elevate, gestisce in modo più efficiente sequenze di immagini complesse (ad esempio scene con molte variazioni di colore o movimenti rapidi), assicura una maggiore flessibilità nei profili e nelle configurazioni. Infine, H.265 è progettato tenendo conto dell’elaborazione parallela, rendendosi più adatto all’hardware moderno.
Il problema delle licenze con H.265 HEVC
Diversamente rispetto al codec AV1, cui sta guardando anche Netflix, che è aperto e royalty-free, H.265 è invece vincolato a varie tipologie di licenza. L’implementazione di H.265 può richiedere il pagamento di royalty con i brevetti che ad oggi risultato gestiti da diverse entità. Ci sono anche versioni di H.265 royalty-free, come ad esempio il progetto open source libde265.
Come spesso accade con questo tipo di tecnologie, le aziende e gli sviluppatori si muovono su un campo minato tanto che è sempre consigliabile verificare con la massima attenzione le licenze e gli obblighi relativi ai brevetti associati attraverso le organizzazioni di licensing coinvolte.
Nel 2016, HEVC Advance (una delle organizzazioni che detengono la proprietà intellettuale su H.265) aveva annunciato che non avrebbe richiesto licenze o pagamenti di royalty per il software che implementa la funzionalità HEVC: browser, lettori multimediali e altre applicazioni software, scaricate su dispositivi mobili o PC dopo la vendita iniziale del dispositivo, a condizione che le attività di codifica e decodifica venissero eseguite via software su una CPU generica. Questa presa di posizione ha di fatto reso il codec H.265 gratuito per l’uso in determinate circostanze.
Perché Netflix non potrebbe più usare il codec H.265
La nota piattaforma di streaming online è da tempo coinvolta in una battaglia legale con Broadcom che rivendica la validità di un suo brevetto. Secondo un tribunale tedesco, Netflix utilizzerebbe il codec H.265 violando un brevetto di proprietà di Broadcom, senza aver ricevuto alcuna preventiva ed esplicita autorizzazione per il suo impiego.
Poiché Netflix utilizza H.265 per ottimizzare il trasferimento del flusso video verso ogni singolo cliente, l’azienda potrebbe essere chiamata a versare fino a 250.000 euro per ogni singola violazione.
In una sentenza recente, risalente al mese di settembre 2023, il tribunale tedesco di Monaco aveva sancito la validità di un brevetto HEVC di Broadcom ordinando contemporaneamente a Netflix di cessare l’uso della tecnologia descritta nel brevetto stesso durante lo streaming di video con risoluzione 4K. Poiché Netflix sembra non aver rispettato l’ingiunzione, Broadcom ha chiesto l’intervento del Tribunale specializzato di far rispettare le norme in materia di brevetti.
Non è comunque detto che la partita si chiuda in favore di Broadcom: una decisione finale dei giudici è infatti attesa per il mese di luglio 2024. Entro tale data sarà ascoltata la difesa di Netflix.