A novembre 2023, TIM ha annunciato la vendita della sua rete a KKR (Kohlberg Kravis Roberts & Co. L.P.), il fondo statunitense che aveva precedentemente formalizzato un’offerta vincolante di acquisto. Al centro della storica operazione, che deve comunque fare i conti con l’atteggiamento ostile dell’azionista di maggioranza Vivendi, c’è NetCo ossia la società controllata dal Gruppo Telecom Italia, alla quale fanno capo le infrastrutture in fibra e rame, del valore di oltre 20 miliardi di euro.
Cos’è NetCo e cosa significa l’approvazione della Golden Power
NetCo è l’unità aziendale di TIM che comprende l’infrastruttura di rete fissa, le attività wholesale domestiche e internazionali, nonché la rete primaria e secondaria, tra cui FiberCop e Sparkle.
Fondata nel 2020 e operativa dall’aprile 2021, FiberCop si occupa di gestire la rete secondaria di TIM, inclusi i cavi che collegano le abitazioni agli armadi stradali con l’obiettivo di ammodernare le infrastrutture che collegano gli utenti finali e consentire la fornitura di connessioni a banda ultralarga. La rete secondaria si estende dagli armadi in strada (cabinet) alle singole utenze, pubbliche e private, situate a valle. La rete primaria, invece, serve ad alta capacità i cabinet stradali e i punti di connessione più importanti (ad esempio le centrali telefoniche ma non solo).
Sparkle, invece, è la realtà che possiede e gestisce una vasta rete di cavi sottomarini e terrestri, consentendo al Gruppo Telecom Italia di vantare una presenza significativa nel settore delle telecomunicazioni a livello internazionale.
Ad agosto 2023, il Governo italiano ha approvato due decreti con cui il Tesoro si faceva parte attiva per l’acquisto di una quota del 20% di NetCo (circa 2,2 miliardi di euro) così da ribadire il ruolo strategico che l’infrastruttura per le telecomunicazioni dell’ex monopolista riveste per il Paese Italia.
L’approvazione ricevuta dal Governo italiano
Il 17 gennaio 2024, TIM ha annunciato di aver ricevuto il “via libera” da parte del Consiglio dei Ministri nell’ambito delle normativa Golden Power. Quest’ultima è un meccanismo attraverso il quale il Governo può esercitare un controllo speciale su operazioni aziendali che coinvolgono settori strategici, al fine di proteggere gli interessi nazionali. In questo contesto, il Consiglio dei Ministri ha emesso un provvedimento autorizzativo che consente l’esecuzione dell’operazione di cessione di NetCo a KKR.
TIM chiarisce comunque che il Governo ha esercitato i suoi poteri speciali solo attraverso la forma delle prescrizioni, il che implica che sono state stabilite condizioni specifiche da rispettare nel corso dell’operazione. Lo Stato, comunque, ritiene che le condizioni stabilite e gli impegni presi siano sufficienti per proteggere gli interessi nazionali e strategici collegati all’operazione in questione.
Vendita dell’infrastruttura di rete confermata per l’estate 2024
Stando a quanto confermano i protagonisti dell’operazione, la finalizzazione dell’accordo di cessione degli asset NetCo è prevista per la prossima estate. Il ramo d’azienda comprende, come già sottolineato, l’infrastruttura di rete fissa e gli immobili di pertinenza. In termini di risorse umane, si parla di oltre 20mila persone, di cui già oltre 19mila lavorano in ambito Wholesale & Network, mentre altre 900 circa confluiscono dallo staff di TIM. All’atto pratico, inoltre, l’intesa sarà siglata con Optics BidCo, società controllata da KKR.
Resta di traverso Vivendi, che ha ritenuto insoddisfacente l’offerta di acquisto avanzata da KKR e che oggi si ritrova in mano una quota azionaria pagata 4 miliardi di euro che ha un controvalore di circa 1,5 miliardi (nonostante il recupero degli ultimi mesi).
D’altra parte, sulle attività di TIM pesa il pesante debito accumulato dopo la privatizzazione dell’azienda, avvenuta nel 1997: si parla di ben 26 miliardi netti. Lo scorporo di NetCo ha portato KKR a valutare l’azienda fino a 22 miliardi, segno evidente che la società auspica un margine di profittabilità decisamente elevato. Se questo possa trasformarsi in uno scenario reale, e l’EBITDA possa davvero essere convincente, è ancora tutto da verificare.
Credit immagine in apertura: Gruppo Telecom Italia.