Negli USA si riapre la questione dei brevetti software

La mai sopita protesta nei confronti dei "brevetti software" torna a prendere vigore con un'iniziativa promossa sul sito patentabsurdity.

La mai sopita protesta nei confronti dei “brevetti software” torna a prendere vigore con un’iniziativa promossa sul sito patentabsurdity.com. In un lungo video-documentario della durata di una trentina di minuti, si susseguono una serie di interviste ai più importanti esponenti del software libero tra i quali il fondatore della “Free Software Foundation” (FSF) Richard Stallman ed Eben Moglen (nella foto), legale della stessa organizzazione.

Nel documentario si trae spunto dal cosiddetto caso “in re Bilski” attualmente in corso di riesame da parte della Corte Suprema degli Stati Uniti. Il procedimento era stato avviato da Bernard L. Bilski e Rand Warsaw che presentarono una richiesta di brevetto per un metodo commerciale in grado di fornire aiuto nella prevenzione dei rischi legati al maltempo nella vendita di prodotti agricoli. Cosa c’entra l’agricoltura con il software? Secondo molti analisti la sentenza che emetterà la Corte è destinata a giocare un ruolo di primaria importanza: per FSF ed altre organizzazioni contrarie ai brevetti software, il rigetto della domanda di Bilski e Warsaw sancirebbe l’impossibilità di brevettare “pure informazioni”. Molti ritengono che il concetto possa poi essere esteso anche al software, definito dalla stessa Corte Suprema come un insieme di algoritmi per l’elaborazione di informazioni.

Ad ottobre 2009, Red Hat aveva auspicato una decisione, da parte della Corte, che aiutasse a “liberare i software”. Secondo l’azienda del cappello rosso, il sistema dei brevetti statunitense “dovrebbe fungere da volano per l’innovazione quando in realtà per il mondo opensource ed il software in generale fa esattamente il contrario“. Furono queste le parole di Robert Tiller (Red Hat) che inviò alla Corte un documento (sempre disponibile a questo indirizzo) riassumente la posizione dell’azienda. Secondo Red Hat il software non dovrebbe essere oggetto di brevetti anche e soprattutto in forza della sua estrema complessità.

In Europa i metodi commerciali non sono brevettabili così come non lo sono i programmi per computer “in quanto tali” (art. 52, comma 2 della “Convenzione europea dei Brevetti“). L’articolo viene interpretato osservando come possa essere brevettabile una nuova soluzione che risolve in maniera inventiva ovvero “non ovvia” un particolare problema tecnico. Un’invenzione basata sull’uso di computer che consenta di risolvere solamente un problema commerciale e non un problema di tipo tecnico non viene valutata come brevettabile.
Insomma, di per sé il software non è brevettabile in ambito europeo, purtuttavia la brevettabilità di un’invenzione non può essere rigettata se il metodo per raggiungere lo scopo sia attuato mediante software. Il dibattito appare più aperto che mai.

Non poteva il documentario firmato dal regista Luca Lucarini non essere disributo utilizzando software libero. Ecco che nel codice sorgente della pagina spunta la tag <video> di HTML5, utilizzata per richiamare un file video realizzato con il codec Ogg Theora.

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