Sono passati appena due mesi da quando sono emersi i primi dettagli in merito allo scandalo Facebook-Cambridge Analytica: Facebook e Cambridge Analytica: cosa ha insegnato lo scandalo in tema di tutela della privacy.
Uno studio elaborato da New Scientist aggiunge nuovi tasselli e mette in evidenza come alcuni ricercatori dell’Università di Cambridge abbiano pubblicato online i dati raccolti dall’app Facebook myPersonality, una delle tante che in passato ha registrato le informazioni conservate nei profili degli utenti che l’hanno installata e hanno tratto dettagli importanti sulla rete di amicizia di ciascun soggetto.
I dati rastrellati da myPersonality sono stati resi accessibili attraverso un sito web non adeguatamente protetto: così, chiunque ha potuto accedere all’intero database per un periodo lungo addirittura quattro anni.
Il Garante Privacy britannico ha già comunicato di aver aperto un fascicolo sulla nuova vicenda, anche considerate le informazioni sensibili che myPersonality ha raccolto e salvato altrove rendendole disponibili alla mercé di chiunque avesse un minimo di esperienza per ficcare il naso.
È il nome di Aleksandr Kogan che, ancora una volta, balza alle cronache: si tratta del docente dell’Università di Cambridge, esperto di psicologia e di elaborazione dei dati, protagonista insieme ai vertici di Cambridge Analytica dello scandalo che ha scosso Facebook. Il nome di Kogan viene indicato fra i collaboratori che hanno lavorato sullo sviluppo dell’app myPersonality fin dall’estate 2014.
Facebook ha sospeso anche l’app myPersonality lo scorso 7 aprile accusando gli sviluppatori di violazioni dei termini di utilizzo della piattaforma.
Nel frattempo, però, myPersonality è stata utilizzata qualcosa come 6 milioni di volte e 3,1 milioni di iscritti a Facebook hanno accettato di condividere le loro informazioni personali. Agghiacciante.
Facebook ha appena annunciato di aver complessivamente sospeso 200 app, sorprese – nel corso degli anni – ad aver accesso a un ventaglio di informazioni riguardanti gli utenti oggettivamente troppo ampio.
Peccato che i buoi siano ormai scappati dalla stalla da tempo e siano pure invecchiati lontano dalla fattoria d’origine.
Basti pensare, infatti, che il sito web collegato a myPersonality dava accesso ai profili psicologici di 3,1 milioni di utenti di mezzo mondo e ai caratteri distintivi di ciascun iscritto.