Il Dipartimento di Giustizia USA (DOJ) ha recentemente presentato una proposta operativa volta a superare il monopolio di Google nel mercato della ricerca online, accusando l’azienda di comportamenti anticoncorrenziali. L’iniziativa ha scatenato una reazione furiosa da parte di Mozilla, sviluppatore del browser Firefox, che è scesa in campo per bloccare l’azione del DOJ. La fondazione sostiene che le soluzioni proposte metterebbero a rischio le sue entrate e il suo futuro, così come la sostenibilità del business di molteplici altre aziende.
Da dove nasce la battaglia contro Google in terra natìa
Nel mese di ottobre 2020, il DOJ, insieme a 11 procuratori generali statali, ha avviato una vertenza dinanzi alla Corte Distrettuale degli Stati Uniti (Distretto della Columbia), accusando Google di mantenere illegalmente un monopolio nei mercati della ricerca e della pubblicità legata ai motori di ricerca attraverso pratiche vietate dalle norme in materia di antitrust.
A valle di un processo iniziato il 12 settembre 2023, ad agosto 2024 il giudice Amit Mehta ha stabilito che le azioni poste in essere da Google rappresentano di fatto comportamenti monopolistici sui servizi di ricerca e sugli annunci testuali presenti nei risultati di ricerca.
In seguito a questa decisione, è emerso che il DOJ ha iniziato a valutare lo smembramento di Google, inclusa la vendita del browser Chrome. Il 20 novembre 2024, il DOJ ha ufficialmente richiesto che Google si privasse del suo browser Web.
Da parte sua, Google ha contestato fermamente la richiesta descrivendola come un intervento che “va ben oltre la decisione del tribunale”.
La posizione di Mozilla che dà man forte a Google
Mozilla ha espresso preoccupazioni significative riguardo alla proposta del DOJ. “Abbiamo a lungo sostenuto la necessità di una maggiore competizione nei mercati digitali e di riforme che creino condizioni di parità. Tuttavia, è cruciale comprendere che l’esito di questo caso avrà implicazioni che vanno ben oltre una singola azienda o un singolo mercato”, ha dichiarato Mozilla.
Firefox utilizza Google come motore di ricerca predefinito sin dal rilascio della prima versione risalente al 2002. Dal rinnovo della partnership con Google nel 2017, le entrate generate dalla ricerca sono diventate una fonte cruciale per il finanziamento delle attività della Mozilla Foundation, inclusi lo sviluppo del motore Gecko e altri prodotti.
Secondo Mozilla, la sopravvivenza di browser indipendenti come Firefox è essenziale per mantenere la scelta dei consumatori e promuovere la concorrenza. “I browser indipendenti consentono agli utenti di scegliere il proprio motore di ricerca, favorendo la concorrenza nel mercato della ricerca. Le entrate derivanti dalla ricerca vengono utilizzate per sostenere il nostro lavoro e i nostri prodotti”, ha affermato Mozilla.
Impatti sulla competizione tra motori di rendering
Oggi, i principali motori di rendering rimasti sono WebKit di Apple, Blink di Google e Gecko di Mozilla. Sebbene altri competitor si stiano progressivamente affacciando sulla scena, Mozilla ha avvertito che le misure proposte contro Google potrebbero compromettere la competizione non solo tra i motori di ricerca, ma anche tra i motori di rendering dei browser.
Una riduzione della concorrenza in questo ambito metterebbe non solo ulteriormente a rischio le entrate di Mozilla ma anche la diversità tecnologica.
“Firefox e altri browser indipendenti rappresentano una piccola percentuale delle ricerche, ma svolgono un ruolo fondamentale nel garantire una scelta significativa ai consumatori e nel proteggere la privacy degli utenti. Non sono semplicemente alternative ai browser principali”, prosegue ancora Mozilla.
L’azienda ha inoltre sottolineato l’importanza di interventi che migliorino realmente la competizione, evitando che la vendita di Chrome trasferisca la quota di mercato da un gigante tecnologico come Google a un altro. “Un cambiamento reale richiede l’eliminazione delle barriere competitive e la crescita di mercati che favoriscano la competizione, l’innovazione e la scelta dei consumatori nei motori di ricerca, nei browser e nei motori di rendering”, ha concluso Mozilla, esortando il tribunale a considerare approcci intelligenti che raggiungano questi obiettivi senza danneggiare Chrome, Blink o il Web nel suo complesso.
Credit immagini nell’articolo: Mozilla