La novità era già stata annunciata all’inizio di quest’anno ma da luglio 2023 TIM ha dato effettivamente corso alla cessazione del servizio dial-up. Si tratta del servizio di connessione alla rete Internet che era prevalentemente utilizzato anche in Italia prima del passaggio ai collegamenti ADSL. I modem 56K erano dispositivi che permettevano di stabilire connessioni Internet tramite le linee telefoniche tradizionali.
Due parole sui modem 56K e sulle connessioni analogiche
I modem 56K potevano raggiungere una velocità massima di trasmissione dati pari a 56 kbps: per l’epoca si trattava comunque di un miglioramento rispetto ai modelli di modem dial-up precedenti che operavano a velocità di 14,4 kbps, 28,8 kbps o 33,6 kbps. Difficilmente, però, si raggiungevano le prestazioni migliori perché la velocità effettiva variava ampiamente a seconda delle condizioni della linea telefonica e della qualità del segnale.
I lettori con qualche capello bianco, ricorderanno certamente le connessioni pionieristiche con il software Trumpet Winsock in Windows 3.x. L’applicazione permetteva di trasferire i dati utilizzando la suite di protocolli TCP/IP. Oppure le connessioni stabilite con le varie BBS (Bulletin Board System) disponibili anni fa.
Con i modem 56K e in generale con i modem analogici di classe inferiore, la velocità di trasmissione più elevata era disponibile solo in download, mentre in upload la banda di rete disponibile era quasi insignificante. Le connessioni, come detto, erano soggette a interferenze ed erano spesso poco stabili. Per non parlare della latenza che schizzava di frequente a valori insostenibili.
Modem 56K e predecessori sostituiti dalle connessioni digitali
Già le linee ISDN (Integrated Services Digital Network) rappresentarono un passo in avanti rispetto alle connessioni dial-up tradizionali. Fornivano velocità di trasferimento di 64 kbps; combinando due canali trasmissivi era possibile arrivare fino a 128 kbps. Con ADSL (Asymmetric Digital Subscriber Line) è stato possibile iniziare a parlare davvero di banda larga mettendosi alle spalle i limiti dei collegamenti analogici.
Sia ISDN che ADSL utilizzano segnali digitali, che sono meno soggetti a interferenze e rumorosità rispetto ai segnali analogici. I modem 56K e i predecessori, invece, devono modulare e demodulare i segnali: da qui deriva il nome “modem”.
Un modem è un dispositivo che modula (trasforma) un segnale digitale in un segnale analogico per la trasmissione su una linea di comunicazione e demodula (trasforma) un segnale analogico ricevuto in un segnale digitale comprensibile per il computer o il dispositivo terminale. Nell’epoca dei modem analogici, sequenze di bit venivano opportunamente ricodificate come segnali elettrici. Con le moderne connessioni xDSL, il segnale è sempre digitale sia verso l’utente che verso il provider.
La fase di handshake nelle connessioni analogiche
In questo bel video YouTube è rappresentata graficamente l’analisi spettrale della fase di handshake di un vecchio modem 56K. La fase di handshake di un modem analogico è il momento iniziale della connessione dial-up in cui i moduli coinvolti nella “conversazione” si scambiano informazioni per negoziare la velocità di trasmissione e stabilire il collegamento.
Dopo la fase di inizializzazione, i moduli scambiano una serie di toni per negoziare la velocità di trasmissione ottimale. Questi toni possono includere toni di riconoscimento, toni di richiesta di velocità e toni di risposta. C’è poi il rilevamento delle capacità del modem remoto, la fase in cui viene stabilita la migliore velocità possibile e la connessione vera e propria.
Il modem analogico faceva ascoltare, tramite lo speaker integrato, l’avanzamento dell’handshake per poi proseguire con le operazioni di modulazione e demodulazione senza però più inviare alcun messaggio sonoro.
Addio al servizio dial-up
A partire dal 1° luglio 2023, TIM ha annunciato ufficialmente il suo addio al servizio dial-up con modem analogico “a banda stretta”. Il servizio “non può più essere fornito e, pertanto, è automaticamente cessato“, osserva l’azienda.
La dismissione della piattaforma tecnologica del servizio dial-up, precisa TIM, si colloca nell’ambito più generale del piano di innovazione tecnologica della rete fissa. È finalizzato a consentire la progressiva sostituzione delle piattaforme tradizionali, ormai obsolete e sempre più difficili da manutenere, con quelle di nuova generazione.