Il mining delle crittomonete è una di quelle attività che stuzzicano l’interesse di molti ma che sono divenute ormai sempre più costose da eseguire, soprattutto a fronte degli sforzi che è necessario oggi mettere in campo.
La probabilità che un certo utente riceva una ricompensa in crittomonete dipende infatti dalla potenza computazionale che aggiunge alla rete relativamente al potere computazionale totale della rete. Spiegavamo il meccanismo alla base di Bitcoin già anni fa: Come funziona Bitcoin e perché Apple non lo vuole.
Per questo chi vuole provare (seriamente) ad effettuare mining di Bitcoin utilizza configurazioni hardware “da data center” con una batteria di schede grafiche a elevata potenza collegate in parallelo.
Uno youtuber ha però voluto camminare esattamente nella direzione opposta: ha infatti spiegato come è riuscito a trasformare una console portatile di 32 anni fa come il noto Nintendo Game Boy in un’apparecchiatura in grado di fare mining di Bitcoin.
Cosa si può pretendere da un dispositivo come il Game Boy commercializzato tra il 1989 e il 2003? Poco, anzi pochissimo. Si tratta di un prodotto che montava una CPU Sharp LR35902 a 8 bit (di derivazione Zilog Z80) con frequenza di clock pari a 4,18 MHz, appena 8 KB di memoria RAM e 8 KB di memoria video.
Il progetto realizzato dallo youtuber offre però un bello spaccato su ciò che è possibile fare usando come “intermediario” un microcontroller Raspberry Pi Pico ultraeconomico come quello lanciato di recente: La fondazione Raspberry lancia il microcontrollore Pico da 4 dollari.
Come si vede nel video, è stata innanzi tutto utilizzata una normale scheda flash USB per caricare le ROM compilate sul Game Boy.
Una connessione Internet attiva è, come si sa, uno dei requisiti essenziali per cimentarsi nel mining di Bitcoin. Poiché il Game Boy manca ovviamente di qualunque modulo wireless l’ingegnoso youtube ha appunto utilizzato una Raspberry Pi Pico collegandola con la console usando un semplice shifter logico o traslatore bidirezionale a quattro canali per “adattare” la tensione di funzionamento della Raspberry Pi Pico (3,3V) con quella del Nintendo Game Link Cable (5V).
In realtà il supporto bidirezionale non è necessario ma lo shifter utilizzato è semplicemente quello che il modder aveva tra le mani.
Il microcontroller Pico è stato poi collegato a un PC che condivide la sua connessione alla rete.
La potenza computazionale del Game Boy è quantificabile in 0,8 hash al secondo. Per fare un paragone i moderni “miner Bitcoin” ASIC assicurano tipicamente fino a 100 terahashe al secondo. La mini console di Nintendo è quindi 125 x 1018 volte più lenta. Per minare un singolo Bitcoin, secondo una stima dello stesso autore del progetto, ci vorrebbero “soltanto” due milioni di miliardi di anni.
Ma volete mettere la soddisfazione di aver riportato in vita un dispositivo storico e iconico come il Game Boy per convertirlo a un’attività verso la quale in tanti continuano a guardare?