Correva il mese di giugno 2018 quando ingegneri e tecnici di Microsoft installarono sul fondo dell’oceano un vero e proprio data center, a 34 metri di profondità. Ne parlammo nel nostro articolo Project Natick, primo datacenter Microsoft sottomarino installato vicino alle coste scozzesi descrivendo la sfida lanciata dall’azienda guidata da Satya Nadella.
Oggi Microsoft compone i primi bilanci di Project Natick: il silos posizionato in orizzontale a metà 2018 e contenente 864 server pienamente operativi è stato fatto riemergere dalle acque delle isole Orcadi, in Scozia.
Esaminando i risultati dell’esperimento, i responsabili del progetto hanno spiegato che tutto è andato come da programma e che il datacenter sottomarino si è rivelato un vero successo.
Dal team di Project Natick si spiega che sulla terraferma una varietà di fattori possono contribuire al guasto delle apparecchiature: dall’ossigeno all’umidità, dalle fluttuazioni di temperatura e agli urti cui i componenti hardware sono sottoposti.
La soluzione sottomarina per la gestione dei dati si è invece confermata estremamente affidabile.
La fase I del progetto è iniziata nel 2015 quando Microsoft pose per 105 giorni alcuni server nelle acque del Pacifico. La fase II avviata al largo della Scozia doveva dimostrare che il datacenter sottomarino poteva essere riprodotto e distribuito in modo pratico e affidabile.
Microsoft ha valutato il datacenter subacqueo otto volte più affidabile di quelli installati sulla terraferma. L’idea è quella di realizzare installazioni simili nelle aree costiere per servire le aree più densamente popolose migliorando le performance di tutti i servizi erogati attraverso la rete Internet e riducendo le distanze dai fruitori.
I datacenter come quello realizzato in Scozia potrebbero aiutare Microsoft a rafforzare la sua presenza nelle varie regioni del mondo, soprattutto nell’ottica di una continua ottimizzazione delle prestazioni della piattaforma cloud Azure.
Uno degli aspetti più interessanti di Project Natick è anche la sostenibilità ambientale: le isole Orcadi sono state selezionate perché la rete elettrica che alimenta il data center subacqueo utilizza al 100% energia eolica e solare oltre a sfruttare le tecnologie sperimentali di energia verde in fase di sviluppo presso il Centro Europeo per l’Energia Marina.
“Siamo stati in grado di funzionare molto bene su quella che la maggior parte dei gestori di centri di elaborazione dati su terra considerano una rete inaffidabile“, ha detto Spencer Fowers, uno dei responsabili dell’iniziativa Microsoft.
Anche con venti leggeri, secondo gli esperti, ci sarebbe abbastanza energia per il funzionamento del datacenter. Come “ultima spiaggia”, una linea elettrica tradizionale portata dalla terraferma potrebbe essere prevista e accoppiata con il cablaggio in fibra ottica necessario per il trasporto dei dati.
Altri vantaggi legati alla sostenibilità potrebbero includere l’eliminazione della necessità di utilizzare parti di ricambio. In un datacenter come quello proposto, tutti i server verrebbero sostituiti circa una volta ogni cinque anni. L’elevata affidabilità dei server significa che i pochi che si guastano anzitempo e in tal caso vengono semplicemente rimossi dalla rete escludendo un intervento umano.
Project Natick ha inoltre dimostrato che i datacenter possono essere gestiti e mantenuti alla corretta temperatura senza sfruttare risorse di acqua dolce, vitali per le persone, l’agricoltura e la fauna.
Per approfondire, vale la pena leggere la nota di Microsoft sull’esito di Project Natick.