Microsoft: non disattivate più la scansione antivirus sulle cartelle di Exchange Server

Non è più necessario ed è anche sconsigliato aggiungere nella lista delle esclusioni dell'antivirus alcune cartelle utilizzate da Microsoft Exchange.

Rivedendo radicalmente la posizione tenuta per anni, Microsoft ha suggerito di non disattivare la scansione antivurs su alcune cartelle d’appoggio necessarie per il funzionamento di Exchange Server.
I tecnici dell’azienda di Redmond pubblicano un aggiornamento sulle esclusioni di Exchange Server e spiegano che impedire all’antivirus utilizzato lato server di esaminare il contenuto dei file temporanei ASP.NET, della cartella Inetsrv (la cartella in cui è installato IIS), il comportamento dei processi utilizzati da PowerShell e w3wp (quest’ultimo facente capo, di nuovo, a IIS) non è più necessario: non ci sono controindicazioni in termini di stabilità e prestazioni.

Anzi, gli amministratori IT dovrebbero lasciare che i prodotti antimalware esaminino quei componenti e quelle locazioni di memoria perché sono spesso bersaglio di attacchi. Nello specifico, Microsoft si riferisce alle seguenti cartelle:

%SystemRoot%\Microsoft.NET\Framework64\v4.0.30319\Temporary ASP.NET Files
%SystemRoot%\System32\Inetsrv

E ai processi che seguono:

%SystemRoot%\System32\WindowsPowerShell\v1.0\PowerShell.exe
%SystemRoot%\System32\inetsrv\w3wp.exe

L’azienda di Redmond certifica la correttezza del nuovo approccio confermando che non è causa di alcun problema sui sistemi Exchange Server 2019 con Microsoft Defender abilitato. Non sono state rilevate criticità neppure con Exchange Server 2016 e Exchange Server 2013 anche se con le versioni più vecchie è necessario monitorare il comportamento della macchina in maniera più scrupolosa.

Microsoft aveva recentemente caldeggiato l’aggiornamento di Exchange Server con l’installazione di tutte le patch di sicurezza sinora rilasciate. Microsoft Exchange è infatti senza dubbio uno dei software più sfruttati per gli attacchi informatici nei confronti delle imprese per la vastità di informazioni personali e riservate che gestisce.

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