Microsoft e la società canadese i4i si affrontano dinanzi alla Corte Suprema degli Stati Uniti per la questione relativa alle violazioni di brevetto che il colosso di Redmond avrebbe posto in essere. Si tratta dell’ultimo capitolo della lunga vicenda giudiziaria che ha visto Microsoft condannata a versare una somma risarcitoria pari a 290 milioni di dollari. La condanna era stata inflitta a Microsoft da una corte d’appello federale e si riferisce alla violazione di un brevetto in forza del particolare utilizzo di XML nei software Word 2003 e Word 2007.
I legali del colosso di Redmond hanno osservato come la corte dovrebbe rigettare il requisito di lunga data che obbliga la parte imputata in una causa per violazione di brevetto a dimostrare, in modo chiaro e convincente, l’invalidità del brevetto altrui. Lo sostiene Thomas Hungar, avvocato di Microsoft, spiegando che dovrebbe essere usato “un profilo più basso” così da non minare all’innovazione ed alla concorrenza tra le aziende.
I giudici della Corte Suprema hanno già provveduto ad ascoltare tutte le parti in causa: la decisione finale è prevista, a questo punto, per la fine di giugno.
Da un lato c’è Microsoft che chiede un adeguamento delle regole mentre dall’altra c’è i4i che sostiene come le norme già applicate e le precedenti sentenze (viene fatta menzione, in particolare, di una decisione risalente addirittura al 1934) siano perfettamente adattabili al mondo dell’IT.
“Microsoft non ha presentato alcuna ragione né politica né legale che possa giustificare alcun cambiamento alla normativa, in particolare il cambiamento radicale al quale si sta facendo riferimento“, ha dichiarato il presidente di i4i.