L’Intelligenza Artificiale ha già rivoluzionato l’approccio di milioni e milioni di utenti alla rete, dimostrando anche dei lati oscuri da non sottovalutare.
In questo contesto, fenomeni come i famigerati deepfake, non sono pericolosi sono per quanto concerne le comuni truffe online. Anche il mondo politico, infatti, potrebbe venire travolto da abusi dell’IA, soprattutto in concomitanza di elezioni. A tal proposito, alcuni colossi del settore come Microsoft e Meta sembrano aver rotto gli indugi, adottando alcune soluzioni per tutelare politici ed elettori.
Il colosso di Mountain View, proprio per aiutare a limitare la disinformazione online, ha deciso di lanciare un nuovo strumento. Si tratta di un sistema di watermarking, sviluppato dalla Coalition for Content Provenance Authenticity (C2PA), in grado di tutelare i candidati politici. Attraverso tale soluzione, Microsoft garantisce agli stessi di proteggere la loro immagine e impedire che vengano creati deepfake che ritraggono la loro immagine.
Questo servizio, a cui è stato assegnato il nome di Content Credentials as a Service, va a includere alcuni metadati in un’immagine o un video. Queste riguardano provenienza e modalità di creazione del contenuto, determinando anche se lo stesso è frutto dell’elaborazione di uno strumento IA.
Microsoft e Meta, iniziative diverse ma mirate a frenare i deepfake di carattere politico
Come già preannunciato, però, Microsoft non è l’unica azienda ad essersi mossa in questo campo.
Meta, nel corso del 2024, intende applicare un metodo di controllo avanzato a cui sottoporre gli inserzionisti che pubblicano annunci politici. Chi si occupa della pubblicità, dunque, dovrà fornire indicazioni chiare quando un contenuto è in qualche modo manipolato, anche lievemente.
Da questi controlli esulano solo alcune alterazioni digitali come modifiche alla nitidezza delle immagini, eventuali ritagli o regolazioni di colore non rientrano in queste nuove regole. Una volta individuate eventuali modifiche sostanziali a video e immagini, queste verranno catalogate in un database di Meta e analizzate.
A tal proposito, il presidente degli affari globali di Meta Nick Clegg, ha affermato come “Gli inserzionisti che pubblicano questi annunci non hanno bisogno di rivelare quando il contenuto viene creato digitalmente o alterato in modi che sono irrilevanti o immateriali rispetto al reclamo, all’asserzione o al problema sollevato nell’annuncio“.