Microsoft compie 50 anni e Bill Gates svela alcuni segreti

Nel nuovo libro Source Code, Bill Gates racconta la sua infanzia, il rapporto difficile con i genitori e l’incontro con Paul Allen, che portò alla creazione di Microsoft.

Il 4 aprile 2025, Microsoft festeggerà 50 anni dalla sua nascita, sotto la spinta dei fondatori Bill Gates e Paul Allen. E proprio Gates, nel presentare la sua prima autobiografia, una raccolta di memorie legate alla sua carriera imprenditoriale, svela oggi alcuni particolari sconosciuti legati alla sua persona e agli albori di Microsoft (inizialmente nota come Micro-Soft Company).

Nel suo libro Source Code, Gates (oggi quasi 70enne) descrive la sua infanzia non convenzionale. Sebbene appartenesse a una famiglia di successo, capace di garantirgli affetto, lui si sentiva spesso un outsider. Il suo carattere introverso lo portava a preferire la lettura solitaria rispetto alle interazioni sociali con i coetanei. La sua relazione con i genitori era complessa, con una madre particolarmente protettiva che cercava di imporgli un controllo che lui non sopportava. Questa tensione tra desiderio di indipendenza e l’autorità materna diventerà una delle costanti della sua giovinezza, come emerge nella narrazione.

Prima di Microsoft: la scoperta del software e l’incontro con Paul Allen

Un punto di svolta cruciale nella vita di Gates fu l’incontro con Paul Allen e la scoperta, quasi casuale, del mondo del software. La famosa storia di come Allen entrò nella sua stanza del dormitorio universitario nel 1974 con una copia di Popular Electronics, che conteneva il primo progetto di un microcomputer, segna l’inizio della sua avventura imprenditoriale.

Quello fu il momento esatto in cui Gates e Allen furono indotti ad abbandonare gli studi universitari per lanciarsi nell’ambizioso progetto di creare Microsoft. Alla base di quella scelta vi era una convinzione: il software avrebbe cambiato il mondo.

L’obiettivo iniziale di Microsoft era quello di creare una versione del linguaggio di programmazione BASIC per l’Altair 8800, uno dei primi microcomputer. Sebbene BASIC fosse stato sviluppato negli anni ’60 da John Kemeny e Thomas Kurtz presso il Dartmouth College, la versione adattata da Gates e Allen per l’Altair 8800 rappresentò un passaggio cruciale.

L’interprete Altair BASIC risiedeva in soli 4 KB di memoria e fu proprio per via del lavoro svolto da Gates e Allen che il linguaggio iniziò a diffondersi rapidamente. Gates criticò l’elevato numero di copie pirata in circolazione: con la famosa “Open Letter to Hobbyists” del 1976, contestò le attività di pirateria e le definì veri e propri furti. In ogni caso, Altair BASIC divenne davvero onnipresente.

MS-DOS e PC-DOS: le origini e la questione delle licenze

Una delle storie delle quali ancora oggi si parla spesso, che ha a che fare con i primi anni di Microsoft, riguarda lo sviluppo di MS-DOS (Microsoft Disk Operating System) e PC-DOS, il sistema operativo che divenne la base per i personal computer IBM. La creazione di MS-DOS fu fondamentale per il successo di Microsoft e per la sua ascesa a gigante tecnologico, ma il processo che portò alla nascita del sistema operativo e la questione della licenza sono stati oggetto di controversie.

Nel 1980, IBM stava sviluppando il suo primo personal computer, l’IBM PC, e aveva bisogno di un sistema operativo. IBM si rivolse a Microsoft, che all’epoca era un piccolo fornitore di software. Gates e i suoi, tuttavia, non avevano un sistema operativo pronto, quindi decisero di acquistare un sistema esistente e adattarlo alle esigenze di IBM.

Microsoft decise quindi di mettere le mani su QDOS (Quick and Dirty Operating System) di Seattle Computer Products, creato da Tim Paterson. Fu Allen ad accordarsi con Paterson e con Seattle Computer Products: così QDOS (che fu rinominato in 86-DOS) passò nel portafoglio di Microsoft per la somma di 50.000 dollari. Per non incorrere in problemi sul piano della proprietà intellettuale, Microsoft acquisì l’intera Seattle Computer Products. Era il 1980.

QDOS (86-DOS) come base per PC-DOS di IBM e per MS-DOS

Ad accordo fatto, Allen e Gates si attivarono per plasmare 86-DOS sulla base delle richieste di IBM. Gates concesse il sistema operativo a IBM senza fornire alcuna esclusiva bensì con un modello di licenza assolutamente innovativo per l’epoca. Microsoft ottenne 3 dollari per ogni installazione di PC-DOS: il successo fu tale che nel 1983 Microsoft già fatturava 100 milioni di dollari.

Non avendo trasferito i diritti a IBM, Microsoft tenne per sé il diritto di rivendere il sistema operativo ad altri produttori di computer. Una mossa che si rivelò geniale: Microsoft non solo guadagnava dall’accordo di licenza con IBM ma anche dalle altre aziende che producevano PC compatibili IBM, facendo esplodere la diffusione di MS-DOS nel mercato dei computer.

La differenza principale tra MS-DOS e PC-DOS risiedeva nella licenza e nel marchio: mentre MS-DOS era venduto da Microsoft ad altri produttori, PC-DOS era riservato ai personal computer di IBM.

Dopo 38 anni, ad aprile 2024 Microsoft ha deciso di rilasciare MS-DOS 4.0 come prodotto open source.

Perché i detrattori sostengono che MS-DOS sia un sistema operativo copiato?

Il QDOS realizzato da Paterson era una versione rudimentale del sistema operativo CP/M, a sua volta un sistema molto popolare all’inizio degli anni ’80.

Sviluppato da Gary Kildall nel 1974 per i microcomputer basati su processori Intel 8080 e Zilog Z80 (il Commodore 128 integrava proprio quest’ultimo), CP/M è uno dei primi sistemi operativi per PC in grado di gestire dispositivi di input/output, file e programmi. Era semplice e portabile, con tante caratteristiche evolute.

Poiché QDOS era una “riprogettazione” di CP/M, MS-DOS ne condivideva a sua volte molte delle caratteristiche fondamentali. Per i più critici, quindi, PC-DOS e MS-DOS non avrebbero rappresentato un’invenzione originale, ma una “copia” o una derivazione di un software preesistente. Inoltre le somiglianze tra MS-DOS e QDOS sono fortissime: il codice e la documentazione tecnica contenevano riferimenti e strutture che richiamavano direttamente il sistema QDOS.

Per tanti, tuttavia, la vera innovazione risiedeva nell’adattamento e nella commercializzazione del sistema, non nella creazione di qualcosa di completamente nuovo.

La figura di Tim Paterson e le accuse di plagio

Durante gli anni universitari, Paterson cominciò a lavorare come tecnico riparatore in un negozio di computer a Seattle. Dopo la laurea, si unì a Seattle Computer Products come ingegnere e progettista. Lì progettò la Z80 Card, una scheda di espansione per Apple II con una CPU Z80 capace di eseguire il sistema operativo CP/M, elemento fondamentale in quegli anni.

Quando Intel presentò la sua CPU 8086, Paterson si dedicò alla creazione di una scheda compatibile con la nuova architettura. Commercializzata nel novembre 1979, era priva di un sistema operativo adeguato. L’unico software che ci girava era proprio il Microsoft BASIC.

Fu allora che l’ingegnere cominciò a sviluppare QDOS per colmare la lacuna lasciata dalla mancanza di un sistema operativo compatibile con l’8086. Il QDOS doveva essere compatibile con CP/M, ricalcando le API esistenti. Quel lavoro gettò le basi per quello che sarebbe diventato 86-DOS, una delle pietre miliari nello sviluppo dei sistemi operativi. Quando Microsoft acquistò i diritti di 86-DOS nel dicembre 1980, fu l’inizio della sua fortuna.

Nel corso degli anni, le dichiarazioni di Paterson riguardo alla creazione di 86-DOS sono state oggetto di polemiche. Paterson ha sempre sostenuto di aver sviluppato l’86-DOS in modo indipendente, pur ammettendo di aver preso ispirazione dal CP/M. Tuttavia, un libro pubblicato nel 2004 sosteneva che l’86-DOS fosse una copia diretta del CP/M, causando una serie di contenziosi legali. Paterson intentò causa per diffamazione contro gli autori e gli editori del libro, ma la Corte respinse la sua denuncia, ritenendo che le quanto contenuto nel testo fossero opinioni protette dal Primo Emendamento della Costituzione degli Stati Uniti e che Paterson non avesse portato prove concrete a sostegno della sua versione.

Paterson, che fu assunto dopo l’acquisto di 86-DOS, uscì e rientrò in Microsoft più volte. Nell’ultimo periodo in azienda (1990-1998), si è direttamente occupato dello sviluppo di Visual Basic, un’altra “colonna portante” del successo dell’azienda di Gates e Allen.

La visione di Gates per il futuro

Una delle caratteristiche che ha reso Bill Gates una figura tanto influente nel campo tecnologico è la sua capacità di anticipare le tendenze e le necessità del futuro. Fin da giovane, Gates aveva manifestato una visione chiara riguardo a come la tecnologia avrebbe potuto migliorare la vita quotidiana delle persone.

In un famoso articolo del 1977, Gates parlò della sua convinzione che in ogni casa dovesse esserci posto per un personal computer. L’idea sembrava futuristica all’epoca, quando i computer erano strumenti ingombranti e costosi, ma si rivelò un’intuizione corretta che, con il tempo, si trasformò in realtà.

Nel 1995, con il suo “The Internet Tidal Wave“, Gates prevedeva nel dettaglio l’avvento della rete Internet e del ruolo rivoluzionario che avrebbe ricoperto. Nel 2023 preconizzava l’arrivo di un assistente AI (agent) per tutti, capace di adattarsi agli interessi di ogni singolo individuo.

L’errore più cocente commesso da Gates è il non essersi accorto in tempo del “fenomeno mobile“. Negli anni 2000, in Microsoft dominava ancora la mentalità del PC-first. Gates e i suoi erano convinti che il desktop sarebbe rimasto il centro dell’informatica per molto tempo. Windows era il pilastro del business aziendale e Microsoft puntava sulla sua espansione con versioni più evolute. Questo ha portato l’azienda a sottovalutare l’impatto dei primi dispositivi mobili.

Non solo. In quel periodo, Microsoft era fortemente impegnata nelle battaglie legali con il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti e con l’Unione Europea per via delle pratiche monopolistiche contestate all’azienda. Quelle “beghe legali” hanno richiesto molte risorse, distraendo il management dalla necessità di innovare in altri settori. Ed è uno sbaglio che Gates non si è mai perdonato. Tanto che nel 2019 sbottò sostenendo: “oggi avreste tutti Windows Mobile se non fosse stato per quella causa“. Concetto che a più riprese ha ripetuto anche successivamente.

Un viaggio interiore che continua

L’autobiografia Source Code non si limita ai successi pubblici di Gates, ma che esplora le sue debolezze, i suoi dubbi e le sue riflessioni personali. Il memoir rivela un uomo che, nonostante il successo globale, ha sempre cercato di comprendere se stesso e le motivazioni che lo spingevano ad agire. Gates promette che, in futuro, scriverà anche un libro sul suo percorso nel mondo del software e uno dedicato al suo impegno filantropico.

Com’è noto, infatti, la passione per la tecnologia si è intrecciata con una consapevolezza crescente delle problematiche sociali ed economiche, portando il fondatore di Microsoft ad avviare iniziative attraverso la Bill & Melinda Gates Foundation.

Credit immagine in apertura: The Gates Notes LLC

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