Da mesi gli utenti segnalavano una strana anomalia con il browser Edge. Il software di navigazione Microsoft, preinstallato in Windows e adesso rimovibile da Windows 10 e Windows 11 a fronte dell’obbligo dell’azienda di Redmond ad adeguarsi alle disposizioni contenute nel DMA (Digital Markets Act) europeo, si “impossessava” dei dati di navigazione e delle schede aperte in Chrome.
In altre parole, pur senza aver richiesto l’importazione dei dati dall’istanza di Google Chrome presente sulla stessa macchina, Edge se ne appropriava mostrandoli all’utente attraverso la sua interfaccia. L’acquisizione dei dati in Edge senza autorizzazione pareva riconducibile alla presenza di un bug: infatti, avveniva anche quando l’opzione Importa i dati di esplorazione a ogni avvio del browser risultava disabilitata.
Microsoft risolve il problema: Edge non importa più i dati di Chrome senza consenso
L’azienda di Redmond non hai confermato ufficialmente l’esistenza della problematica. Purtuttavia, esaminando il contenuto delle note di rilascio della più recente versione di Edge, l’intervento applicato è ora palese.
“Edge dispone di una funzionalità che offre un’opzione per importare i dati del browser a ogni avvio da altri programmi di navigazione, con il consenso dell’utente“, si legge nella breve presa di posizione. “Lo stato di questa funzionalità potrebbe non essere stato sincronizzato e visualizzato correttamente su più dispositivi. Abbiamo risolto il problema“.
Tradotto, Microsoft sostiene che a causa di un bug che, evidentemente, persisteva in Edge da diverse versioni a questa parte, l’opzione relativa alla sincronizzazione dei dati di navigazione e delle schede aperte non funzionava così come avrebbe dovuto. Da qui, il comportamento più volte lamentato da tanti utenti.
Usciamo dalla frotta dei “malpensanti”. In questo caso la volontà di Microsoft non era certo quella di trasferire su Edge informazioni senza l’autorizzazione dei diretti interessati. Tuttavia, Mozilla ha recentemente voluto accendere un faro sui comportamenti di Microsoft, Google ed Apple che costituiscono un reale impedimento per la diffusione e la corretta distribuzione di Firefox. L’iniziativa si chiama Platform Tilt.