Con quali dati vengono addestrati i modelli di intelligenza artificiale delle aziende impegnate in questo settore? A meno di una trasparenza massima delle società, a questa domanda non è facile dare una risposta, ma in queste ore sono emerse notizie non particolarmente piacevoli circa l’operato di Meta, l’azienda che gestisce Facebook, Instagram, WhatsApp e Threads.
Meta di nuovo nella bufera: i post pubblici degli utenti per addestrare la sua AI
Pochi mesi fa, a giugno, il colosso statunitense aveva dichiarato di voler utilizzare post e foto condivisi sulle sue piattaforme per addestrare i sistemi AI, facendola passare come una strategia assolutamente inedita, mai applicata prima. E già in quella occasione l’annuncio aveva sollevato non poche preoccupazioni circa la privacy degli utenti. «Su Facebook e Instagram ci sono centinaia di miliardi di immagini condivise pubblicamente e decine di miliardi di video pubblici, che stimiamo siano maggiori del set di dati Common Crawl», aveva dichiarato a Mark Zuckerberg (via Bloomberg).
Ora però è stato scoperto che la società di Menlo Park ha in realtà sfruttato i contenuti condivisi dai suoi utenti Facebook e Instagram per circa 17 anni. La verità è emersa grazie ad una indagine australiana sulle pratiche di Meta in materia di privacy.
Melinda Claybaugh, responsabile globale della privacy, ha inizialmente negato le accuse lanciate dal senatore Tony Sheldon. Tuttavia, una volta messa alle strette, non ha potuto fare altro che dire la verità.
Senatore David Shoebridge: “La verità è che, eccezion fatta per quei post consapevolmente impostati come privati, Meta ha estratto tutte le foto e tutti i testi da ogni post pubblico su Instagram e Facebook dal 2007 [per addestrare la sua AI]. Questa è la realtà, non è vero?”
Melinda Claybaugh: “Corretto”
Ci saranno conseguenze? Forse, ma è necessario attendere nuovi aggiornamenti. In ogni caso, è innegabile quanto oggi il gigante con Mark Zuckerberg al timone sia oggi tra i più attivi nel campo dell’intelligenza artificiale: a luglio ha lanciato Llama 3.1 (open-source) e, gradualmente, sta integrando il chatbot Meta AI nelle sue piattaforme più popolari, come WhatsApp.