Negli scorsi giorni Meta ha annunciato di aver bloccato il programma che prevedeva l’addestramento dei suoi sistemi di Intelligenza Artificiale nel contesto europeo.
Questo modus operandi, già adottato dalla compagnia sul territorio americano, sembra andare in contrasto con il GDPR dell’UE. La norma, infatti, prevede la richiesta obbligatoria di consenso all’utente per raccogliere e conservare i suoi dati personali, il che renderebbe più difficile trovare materiale per addestrare l’IA.
Su questa modalità di utilizzo dei dati, a quanto pare, Meta avrebbe ricevuto 11 reclami da diversi stati dell’UE. La situazione, a quanto pare, non è rosea neanche nel Regno Unito.
Anche altre entità come l’UK Information Commissioner’s Office (ICO) e la Irish Data Protection Commission (DPC) hanno chiesto alla compagnia di sospendere il suo operato per ulteriori chiarimenti su di esso.
Meta e UE, grana addestramento IA: una situazione delicata
In un comunicato ufficiale Meta si è detta delusa da quanto sta avvenendo nel vecchio continente. La società ha inoltre sottolineato che tutto ciò porterà a ulteriori ritardi nello sviluppo di una tecnologia come l’IA, con conseguenze notevoli anche per i cittadini europei.
Meta sostiene di essere impegnata a portare l’IA e i LLM in tutto il mondo ma, affinché questi sistemi siano efficaci, è necessario avere accesso a informazioni locali. Senza di esse, la tecnologia non può essere efficace come altrove.
Questa nuova tecnologia offre di certo molte opportunità ma, d’altro canto, presenta anche problemi per quanto concerne l’addestramento dei modelli. A tal proposito l’UE si è già mossa qualche settimana fa presentando l’AI Act che ha come ambizioso obiettivo quello di regolamentare la gestione dei sistemi IA su territorio europeo.
Meta non è l’unica società che si occupa di questa tecnologia a essere finita sotto la lente d’ingrandimento dell’UE. Anche Google Bard, a quanto pare, sta avendo diversi problemi.