Meta ora ha i permessi per addestrare l'IA con post di Facebook e Instagram in UK

La Gran Bretagna dice sì all'addestramento IA di Meta attraverso i post dei social: ecco cosa sta succedendo.
Meta ora ha i permessi per addestrare l'IA con post di Facebook e Instagram in UK

Se qualche giorno fa aveva sollevato un polverone l’ammissione di Meta per quanto riguarda l’utilizzo di post di Instagram e Facebook per addestrare l’IA, la compagnia ha ora ricevuto, da parte delle autorità britanniche, il via libera per questa pratica così tanto discussa.

Gli attuali modelli IA sono addestrati prevalentemente attraverso dati pubblici presenti in rete e, per questo motivo, i social network sono una vera e propria miniera d’oro per chi lavora in questo settore. Nonostante diverse piattaforme impediscano all’IA di accedere ai propri dati (salvo compensi da capogiro), per Meta la tentazione di attingere ai propri social resta troppo allettante.

Sfruttando anche le fisiologiche lacune a livello legislativo, diverse compagnie più o meno note hanno già eluso i diritti d’autore andando ad attingere in modo ben poco ortodosso a siti di terze parti.

Via libere dalle autorità britanniche: in UK Meta può addestrare l’IA con i post degli utenti

Dopo il dialogo con l’ICO (Information Commissioner’s Office) del Regno Unito, la compagnia ha ottenuto il permesso ufficiale di sfruttare i dati di Facebook e Instagram per questo scopo. Secondo l’ICO, Meta renderà ora più facile per gli utenti impedire l’utilizzo dei propri dati, attuando però al contempo una filosofia di silenzio assenso.

Al di là del contesto territoriale, la diatriba tra utenti social e aziende desiderose di utilizzare i loro dati per addestrare l’IA resta in bilico.

Da una parte vi è, oltre al desiderio di privacy, il più o meno giustificato timore verso una tecnologia che sta rivoluzionando la vita di miliardi di persone. D’altro canto, per le aziende questa è un’occasione importante per monetizzare le proprie attività online.

Il precedente britannico, potrebbe dunque seguire una serie di lunghi processi che, a seconda del caso, potrebbero una delle due parti in causa. Nonostante il Garante della Privacy italiano abbia proposto, giusto un paio di mesi fa, un documento che spiega come i cittadini possono tutelarsi, le preoccupazioni restano più che lecite.

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