I cambiamenti che stanno interessando Twitter dopo l’acquisto da parte di Elon Musk hanno indotto frotte di utenti a valutare piattaforme di microblogging alternative. Tra quelle più “gettonate” ce n’è una, chiamata Mastodon, che non nasce oggi ma è stata presentata – nella sua prima versione – già nel 2016.
A differenza di Twitter, Mastodon è un software libero sviluppato utilizzando Node.js, React e Ruby on Rails. La piattaforma integra gran parte delle funzioni che gli utenti di Twitter conoscono bene: la possibilità di menzionare altri account, pubblicare contenuti che possono essere visti solo dai propri follower o dalla platea di utenti più ampia possibile, la condivisione di contenuti multimediali come immagini, video, avatar animati, emoji personalizzati e creazione di sondaggi.
Mastodon mette inoltre a disposizione dei suoi utenti l’accesso ai post dei follower in un feed contenente i vari contributi proposti in ordine cronologico (i post si chiamano toot anziché tweet), cosa che ancora non è presente su Twitter ed è un aspetto ampiamente oggetto di critica.
Il funzionamento di Mastodon è però completamente diverso dal punto di vista tecnico rispetto a quello di Twitter: la piattaforma poggia infatti su una rete decentralizzata in cui i vari server sono gestiti dalle singole comunità ma, combinati l’uno con l’altro, formano un ecosistema unico. Attraverso un unico account ciascun utente può quindi seguire e visualizzare contenuti distribuiti su più server.
Molti server sono creati attorno a temi particolari come tecnologia, cinema, arte, musica e così via; ci sono server aperti al pubblico e server privati ai quali è possibile accedere eventualmente richiedendo il permesso o inserendosi di una lista di attesa.
“La comunicazione globale istantanea è troppo importante per appartenere a una singola azienda“, scrivono gli ideatori del progetto. “Ogni server Mastodon è un’entità completamente indipendente in grado di interagire con le altre a formare un social network globale“.
Basato su protocolli Web aperti, Mastodon può comunicare con qualsiasi altra piattaforma che implementa il protocollo di reti sociali aperto e decentralizzato ActivityPub. Creando un unico account si ha poi accesso a un universo di applicazioni social chiamate nel loro complesso Fediverso.
Chi ha partorito Mastodon spiega che non c’è nessuna società che controlla questo strumento di microblogging: il controllo è e resterà, in forza della struttura scelta, nella mani delle comunità. Inoltre non ci sono algoritmi che decidono quali contenuti mostrare di volta in volta all’utente, anche in base ai suoi interessi o alla sua posizione geografica.
Come usare Mastodon
Per entrare in Mastodon si deve scegliere un server che funga da porta d’ingresso: si può usare ad esempio Mastodon.social ma è possibile cercare server Mastodon.
Mastodon si può usare semplicemente da browser Web come app PWA oppure si possono installare i tanti client disponibili per Android, iOS e per gli altri sistemi operativi. Anzi, la stessa natura di Mastodon permette agli sviluppatori di creare nuovi client per accedere alla piattaforma.
Una descrizione di Mastodon insieme con i link per il download delle app e la creazione di un account utente sono disponibili sul sito Join Mastodon in italiano.
Gli svantaggi di Mastodon
Ovviamente non è tutto rose e fiori. La natura decentralizzata di Mastodon sono un po’ un’arma a doppio taglio. Sebbene offra alle comunità molta più libertà rispetto a Twitter, i contenuti veicolati attraverso alcuni server possono risultare sconvenienti se non davvero “tossici”.
I server di Mastodon, inoltre, sebbene concorrano a formare una piattaforma di comunicazione unica, appaiono come piccole isole. Ogni istanza ha il suo feed dei post e a seconda della soluzione software utilizzata per gestire le istanze, potrebbe risultare complicato o fastidioso passare da un flusso di contenuti all’altro. Per questo l’esperienza con Mastodon potrebbe risultare poco appagante, almeno inizialmente.