Mark Zuckerberg, numero uno di Facebook e cofondatore della piattaforma, ha pubblicato una lunghissima dichiarazione di intenti nella quale viene messo al centro il tema della privacy.
Facebook e privacy sono termini antitetici: gli utenti del social network sono stati costantemente incoraggiati a rendere pubbliche più informazioni di quanto, forse, realmente desiderassero; le impostazioni per rendere pubbliche le informazioni sono sempre state un po’ più facili da trovare e utilizzare rispetto a quelle rendere le cose private; Facebook ha nel corso degli anni raccolto dati che gli utenti non avevano idea venissero raccolti condividendoli in modi sorprendenti: Facebook troppo permissivo nell’utilizzo dei dati degli utenti: esposti anche i messaggi privati.
Con il suo interminabile post di oltre 3.200 parole, Zuckerberg di fatto annuncia che Facebook “ha scoperto la privacy”. Egli stesso scrive: “molte persone non hanno fiducia nel fatto che Facebook possa o voglia costruire una nuova piattaforma incentrata sulla privacy, perché francamente – oggi come oggi – non abbiamo una solida reputazione per la creazione di servizi a della privacy“.
Lo scandalo Cambridge Analytica (Facebook e Cambridge Analytica: cosa ha insegnato lo scandalo in tema di tutela della privacy) è stato solamente uno dei tanti incidenti che hanno marchiato a fuoco la reputazione di Facebook sul tema della gestione dei dati personali degli utenti.
Nel suo post, Zuckerberg ha fatto una litania sull’imminente introduzione di un meccanismo di crittografia end-to-end comune a tutti i servizi dell’azienda: Facebook, Instagram e WhatsApp. Il 34enne statunitense ha anche promesso che i server non saranno mai installati in quei Paesi amministrati da regimi autoritari e ha confermato le indiscrezioni dei mesi scorsi spiegando che Facebook, Instagram e WhatsApp utilizzeranno la stessa piattaforma ma che non verranno fusi in un’unica entità.
Gli utenti iscritti a un unico servizio potranno dialogare senza problemi con tutti gli altri, senza limitazioni e in modo sicuro grazie alla crittografia end-to-end (ne avevamo parlato nell’articolo Facebook unirà Messenger, WhatsApp e Instagram entro i primi mesi del 2020).
Zuckerberg non ha detto nulla, però, su come Facebook intenda affrontare il tema della condivisione dei dati e il targeting pubblicitario nell’ottica di una nuova piattaforma incentrata sul tema privacy. Le politiche di raccolta dei dati utilizzate da Facebook nel corso degli anni rappresentano infatti anche ciò che ha permesso all’azienda di Menlo Park di costruire una delle realtà impegnate nel settore dell’advertising online di maggior successo. Tutti i dati raccolti dall’azienda aiutano gli inserzionisti a raggiungere le persone giuste, per passioni, interessi, preferenze e ambizioni. È proprio l’incessante ricerca e raccolta di questi dati che ha portato Facebook ad essere accusata di aver fatto accordi inappropriati con diversi partner.
Nel 2020 lo Stato della California dovrebbe far entrare in vigore una legge sulla privacy decisamente restrittiva ma già oggi Facebook si trova a fare i conti con una legislazione molto meno permissiva che in passato, soprattutto in Europa.
Così, mentre Zuckerberg sbandiera come una buona cosa l’unione di Facebook, Instagram e WhatsApp, i Garanti Privacy non la pensano allo stesso modo: Facebook non può incrociare i dati con quelli di WhatsApp e Instagram senza il consenso degli interessati.