In questi giorni si sta leggendo tutto e il contrario di tutto in materia di scorporo della rete TIM.
Ieri si è tenuto un incontro sul tema presso il Ministero dello Sviluppo Economico, alla presenza del ministro Carlo Calenda. Le possibili opzioni sul tavolo erano molte ma sembra che lo scorporo della rete TIM si farà comunque, naturalmente dopo aver ottenuto il parere favorevole da parte del consiglio di amministrazione dell’azienda.
L’amministratore delegato di TIM, Amos Genish, ha confermato che il prossimo 6 marzo presenterà il piano per lo scorporo, parte integrante di una ristrutturazione societaria che prevede anche 6.500-7.500 esuberi.
Lo scorporo viene considerato dalla maggioranza degli esperti, analisti e osservatori come una svolta particolarmente interessante, capace di muovere il mercato e contribuire a una spinta sull’acceleratore dell’innovazione.
Non è dato sapere se la nuova società che avrà il compito di gestire, manutenere, migliorare e ampliare la rete oggi di proprietà di TIM potrà operare in maniera completamente autonoma.
In caso affermativo, l’utilizzo delle infrastrutture di rete sarà verosimilmente messo a disposizione di tutti gli operatori, quindi anche dei concorrenti di TIM, in modo indipendente.
Un approccio che metterebbe fine alle eccezioni in materia di qualità del servizio sollevate dagli altri operatori.
Un’azienda impegnata a lavorare soltanto sulla rete sarebbe più motivata a spingere il pedale dell’innovazione portando ad esempio la connessione in fibra FTTH in molte più aree piuttosto che fermarsi all’armadio stradale (FTTC), come avviene oggi in periferia e nei piccoli centri. Si potrebbero inoltre creare servizi e tariffe più innovative contribuendo alla nascita di molte nuove opportunità.
Circolano anche voci sulla possibile fusione tra la società che nascerebbe dallo scorporo e Open Fiber, azienda partecipata al 50% da Enel e Cassa Depositi e Prestiti che già da tempo sta lavorando sulla realizzazione di una “rete alternativa”.
Già sono state raggiunte 12 città italiane con la fibra FTTH a 1 Gbps e ulteriori 82 si aggiungeranno nei prossimi mesi (la lista completa è disponibile nell’articolo Copertura fibra ottica Open Fiber: annunciate le altre 82 città che saranno raggiunte nei prossimi mesi).
Quella di Open Fiber viene descritta come una rete nuova, “a prova di futuro”, che, diversamente rispetto a quella “storica” di TIM, usa sempre la fibra fino all’immobile del cliente finale: Fibra ottica: Open Fiber chiarisce i suoi piani futuri.
Le tecnologie previste nello standard FTTH e usate da Open Fiber sono GPON: sulla carta si può quindi arrivare fino a 2,5 Gbps in downstream e 1,25 Gbps in upstream. In futuro sono comunque previste le seguenti “evoluzioni”:
– XG-PON (10 Gbps in downstream/2,5 Gbps in upstream)
– XGS-PON (10 Gbps in downstream/10 Gbps in upstream)
– NG-PON2 (minimo 4×10 Gbps in downstream/2,5 Gbps in upstream)
Franco Bassanini, presidente di Open Fiber, ha dichiarato che l’azienda continuerà per la sua strada con il suo piano di sviluppo ma non ha escluso l’eventualità di una fusione con la società “scorporata” da TIM.
Decisamente più contrario invece l’amministratore delegato di Enel Francesco Starace che ha più volte rigettato l’ipotesi di una “convergenza”.
Si passa all’idea di una rete unica a banda ultralarga? Difficile dirlo perché se lo scorporo è dai più valutato assai positivamente, il futuro per una NetCom “unica” che si occupi della rete del Paese appare decisamente complicato.
Suggeriamo anche la lettura dell’articolo Copertura fibra, tra bollini e corretto utilizzo del termine.