Il kernel Linux ha introdotto un supporto preliminare per IPv6 sin dalla versione 2.1.8, rilasciata nel 1996. Solamente nel corso dell’ultima settimana, però, la Linux Foundation ha dichiarato ufficialmente che tutte le distribuzioni soddisfano i requisiti di compatibilità IPv6.
La IANA (Internet Assigned Numbers Authority), organismo che ha responsabilità nell’assegnazione degli indirizzi IP a livello mondiale, si aspetta di non avere più disponibilità di indirizzi IPv4 a partire dal 2011. A quel punto, l’utilizzo di IPv6 diverrà un passo obbligato.
Più di venti anni fa, i 4 miliardi di indirizzi IP che l’attuale protocollo IPv4 (Internet Protocol version 4) mette a disposizione sembravano un’enormità per il numero di utenti e per i servizi di allora. Alcuni Paesi e certe organizzazioni “acquistarono” per sé, all’epoca, un numero esorbitante di indirizzi IP. IPv6 permette di avere a disposizione un numero più elevato di IP da destinare a tutti i vari servizi in Rete in modo da sopportare la richiesta crescente di nuovi indirizzi.
L’adozione del protocollo IPv6, sebbene necessaria, sta incontrando non poche difficoltà. Uno dei principali problemi che ne rallentano la diffusione risiede nel fatto che la maggior parte dei server DNS root (root nameserver) non gestiscono tutt’oggi indirizzi IPv6.
I “root nameserver” sono un elemento “portante” ed allo stesso tempo critico dell’infrastruttura della rete Internet. Essi sono infatti responsabili (in inglese “authoritative”, ossia “dotati di autorità”) per quanto riguarda la risoluzione dei domini di primo livello (ad esempio, .it, .uk, .com, .net, .org,…), detti top-level domain (TLD). I “root nameserver” si occupano di reindirizzare le richieste relative ad ogni dominio di primo livello ai nameserver propri di quel TLD.
L’aggiunta dei record IPv6 nei principali server DNS root indurrà via a via un sempre maggior numero di operatori ad abbracciare il nuovo protocollo.
Il 2008 ha visto molte organizzazioni adeguare i propri DNS root server ad IPv6 ma l’adozione del protocollo è stimata ancora sotto l’1%.