Si avvicina la fine di un’era. Tutte le principali distribuzioni Linux, infatti, si accingono ad abbandonare il supporto per i processori a 32 bit. Sono infatti trascorsi ormai 13 anni da quando AMD e Intel, rispettivamente nel 2003 e nel 2004, rilasciarono le prime CPU a 64 bit.
L’hardware incompatibile con l’architettura a 64 bit è ormai sempre meno comune mentre, di contro, aumentano i problemi legati allo sviluppo di versioni delle distribuzioni Linux pensate per i sistemi a 32 bit.
L’idea è quindi quella di non rilasciare più immagini “i386” delle distribuzioni Linux (che impegnano notevolmente la comunità e richiedono un’attività di testing addizionale, piuttosto dispendiosa) concentrandosi invece solo sulle immagini “amd64” (architettura presentata da AMD alla quale Intel si è poi adeguata).
Con Ubuntu 18.10, che sarà presento ad ottobre 2018, Canonical metterà da parte il supporto per i sistemi a 32 bit invitando eventualmente ad usare soluzioni per la virtualizzazione oppure container.
Alcune distribuzioni che godono di supporto esteso (si pensi a Ubuntu 16.04 LTS che sarà aggiornata fino al 2021) continueranno comunque a ricevere interventi correttivi e migliorie per molti anni ancora.