Correva il 25 agosto 1991, più di 33 anni fa, quando uno studente finlandese di informatica presso l’Università di Helsinki, allora 21enne, annunciò di aver avviato lo sviluppo di un sistema operativo per “cloni dei PC AT 386/486“. Il suo nome è Linus Torvalds e da allora quello che sarebbe diventato il kernel Linux, il pilastro fondante del progetto GNU/Linux, contribuì alla nascita di una nuova piattaforma completamente aperta e libera.
Nel corso di un’intervista rilasciata a Dirk Hohndel, il “re pinguino” – spesso così soprannominato perché ha ancora oggi l’ultima parola per tutti gli aggiornamenti applicati sul kernel – ha affrontato argomenti come l’evoluzione del sistema operativo, l’integrazione di nuove tecnologie come Rust, la gestione dello sviluppo del software e l’importanza della sostenibilità nella comunità open source.
L’evoluzione del kernel: 33 anni di Linux
Linux ha recentemente celebrato il suo 33esimo anniversario, un traguardo impressionante per un progetto che continua ad essere un pilastro fondante dell’informatica moderna. Torvalds ha parlato del rilascio del kernel Linux 6.11, ma ha sottolineato che le versioni recenti, pur essendo stabili e affidabili, non sono “eccitanti” nel senso tradizionale del termine.
Il ciclo di rilascio regolare, che si snoda lungo nove settimane, ha portato a un flusso costante di nuove funzionalità e miglioramenti, ma senza “eventi sensazionali”. Il vero divertimento, secondo Torvalds, è che il giorno dopo un rilascio, si inizia subito a lavorare sul kernel successivo.
Un elemento cruciale nello sviluppo del kernel è rappresentato dal ruolo centrale ricoperto dai driver. Oltre la metà del codice del kernel riguarda i driver, che consentono al sistema operativo di interfacciarsi con l’hardware. “La maggior parte delle persone non dovrebbe preoccuparsi dei driver, a meno che non siano sviluppatori del kernel“, ha osservato Torvalds, evidenziando l’importanza di astrarre i dettagli hardware per migliorare l’esperienza dell’utente finale.
La sostenibilità dell’open source
Torvalds ha affrontato il tema della sostenibilità del modello open source. Anche se molte aziende hanno ridotto il loro impegno negli ultimi anni, Torvalds ritiene che la comunità open source sia più forte che mai.
L’open source è ormai una parte integrante del panorama tecnologico globale, e offre un’opportunità unica ai nuovi programmatori di entrare nell’industria senza dover passare attraverso i canali tradizionali, come le università o le grandi aziende. Spiega Torvalds che però non si nasconde dietro un dito e ammette come anche nello sviluppo del kernel Linux siano sorte delle complicazioni.
Abbiamo già detto che mancano maintainer del kernel Linux e che qualcuno ha recentemente sbattuto la porta per le frizioni venutesi a creare. Nello specifico, rispetto all’integrazione di codice Rust nel kernel del pinguino.
Torvalds appoggia l’integrazione del linguaggio Rust
Rust, un linguaggio progettato per la sicurezza della memoria, rappresenta una potenziale rivoluzione per la gestione del codice di basso livello. Tuttavia, come ha sottolineato Torvalds, l’integrazione di Rust ha creato non poche controversie all’interno della comunità, paragonando il dibattito “Rust vs C” a quello storico tra editor di testo come vi ed Emacs.
Torvalds ha riconosciuto che molti sviluppatori veterani di C possono essere riluttanti ad accettare Rust, soprattutto per via delle differenze nella gestione degli errori e nella filosofia di design. Tuttavia, ha espresso ottimismo riguardo all’integrazione di Rust, sottolineando che il linguaggio potrebbe portare miglioramenti significativi in termini di sicurezza, anche se richiederà tempo per essere pienamente accettato e implementato.
“Stiamo invecchiando”: dice Torvalds. C’è bisogno di forze fresche
Uno dei temi più personali toccati durante l’intervista è stato quello dei casi di burnout registratisi tra i maintainer del kernel. Torvalds ha riflettuto sul fatto che molti dei principali contributori al kernel, incluso lui stesso, stanno invecchiando. Il mantenimento di un progetto delle dimensioni e della complessità di Linux, richiede uno sforzo costante e il rischio di esaurimento fisico e mentale è davvero concreto.
Torvalds, tuttavia, ha espresso fiducia nel futuro, affermando che ci sono sempre nuovi sviluppatori pronti a emergere. Anche se molti maintainer sono figure storiche che lavorano al kernel da decenni, nuove generazioni di programmatori continuano a entrare nella comunità, portando nuove idee e competenze.
Il progetto Real-Time Linux
Argomento molto interessante toccato durante l’intervista è Real-Time Linux, un progetto che dopo 20 anni di sviluppo è stato finalmente integrato nel kernel.
Real-Time Linux ha a che fare con l’implementazione di un kernel Linux ottimizzato per tutte quelle applicazioni che richiedono risposte tempestive e prevedibili, essenziali in settori come l’automotive, l’IoT, l’aerospaziale, la robotica e le telecomunicazioni. L’idea è quella di gestire carichi di lavoro critici con latenza ridotta e prestazioni elevate, rendendolo particolarmente utile in contesti nei quali il rispetto delle scadenze temporali è fondamentale.
Il kernel Real-Time utilizza la patch PREEMPT_RT, che consente una maggiore reattività rispetto ai kernel standard, migliorando la capacità di gestire processi in tempo reale.
Di recente, Canonical ha annunciato la disponibilità del kernel Real-Time per Ubuntu 24.04 LTS, estendendo il supporto anche a single-board computer come Raspberry Pi, il che lo rende accessibile per progetti specializzati.
In generale, Real-Time Linux nasce per l’utilizzo in vari ambiti industriali e commerciali in cui il controllo dei processi critici (ad esempio, nelle centrali nucleari o nei sistemi di guida autonoma) è fondamentale. Il fallimento nel rispettare tempi particolarmente stretti, può in quei casi avere conseguenze gravi.
Torvalds ha spiegato che la lunghissima gestazione del progetto Real-Time Linux è dovuta alla sua complessità: le patch applicate hanno coinvolto ogni area del kernel, richiedendo estesi aggiornamenti e test per garantire che tutto funzionasse correttamente.
L’immagine in apertura è tratta dal video dell’intervista pubblicato da The Linux Foundation. Linus Torvalds a sinistra, Dirk Hohndel a destra.