Linus Torvalds batte i pugni sul tavolo: il codice Rust va inserito nel kernel Linux

L'introduzione di Rust nel kernel Linux ha generato dibattiti e polemiche. Mentre offre vantaggi in termini di sicurezza della memoria, la sua integrazione solleva preoccupazioni per la frammentazione del codice e la mancanza di direttive chiare. Linus Torvalds ha le idee chiare.

L’introduzione di codice sviluppato nel linguaggio di programmazione Rust all’interno del kernel Linux ha sollevato un acceso dibattito in seno alla comunità di sviluppatori e manutentori del progetto. Se da un lato vi sono chiari vantaggi legati alla sicurezza della memoria e alla robustezza del codice, dall’altro emergono perplessità sulla gestione di un codice base sempre più frammentato e sulla mancanza di direttive chiare riguardo all’adozione di Rust nei diversi sottosistemi.

Rust nel kernel: una decisione imposta da Linus Torvalds?

Uno degli aspetti più controversi riguarda il modo con cui l’adozione di Rust nel kernel Linux sta procedendo. Secondo alcune voci all’interno della comunità, l’introduzione di Rust nei sottosistemi del kernel non è un’opzione discrezionale per i manutentori, ma una direttiva imposta dall’alto. Linus Torvalds, creatore e leader del progetto Linux, avrebbe infatti dichiarato in privato di essere disposto a forzare l’integrazione di Rust nel kernel, anche contro il parere di alcuni manutentori. Questa dinamica solleva interrogativi sulla governance del progetto e sulle reali possibilità di opposizione a una scelta tecnica di tale portata.

A svelare la posizione di Torvalds è Christoph Hellwig, consulente indipendente e sviluppatore del kernel Linux che scrive: “Linus ha dichiarato in privato che è assolutamente determinato a integrare codice Rust nel kernel, anche al di là delle obiezioni dei maintainer“.

Un’implementazione problematica

L’adozione di Rust nel kernel non è limitata alla scrittura di nuovi moduli in questo linguaggio, ma implica anche la creazione di binding per interfacciarsi con il codice esistente in C. Questi binding non sono semplici interfacce, ma rappresentano un vero e proprio ponte tra due paradigmi di programmazione molto diversi.

L’approccio, se da un lato garantisce una transizione progressiva, dall’altro introduce un aumento esponenziale della complessità della base di codice. Il rischio, secondo alcuni sviluppatori, è che questi binding si diffondano in maniera incontrollata, portando a un kernel sempre più compartimentalizzato e difficile da gestire.

Un altro punto critico riguarda l’assenza di direttive precise su quando e dove utilizzare Rust. Attualmente, l’integrazione di Rust nei diversi sottosistemi sembra avvenire in modo disomogeneo, senza una strategia unitaria. Uno schema che, stando alle valutazioni dei detrattori, potrebbe portare a un kernel in cui coesistono moduli scritti in diversi linguaggi senza una chiara definizione delle best practice per ciascuno di essi. La mancanza di una politica chiara può aumentare il rischio di frammentazione del codice e rendere più difficile la manutenzione a lungo termine.

Rust come soluzione ai problemi di sicurezza?

Uno degli argomenti a favore dell’introduzione di Rust è la maggiore sicurezza della memoria rispetto al C. Tuttavia, se l’obiettivo principale è migliorare la sicurezza del kernel, alcuni sviluppatori suggeriscono che sarebbe più efficace investire in strumenti per rendere più sicuro il codice esistente. In questo senso, tecnologie come Thread Sanitizer o il controllo degli overflow degli interi potrebbero essere soluzioni più immediate e meno impattanti rispetto a un cambio di linguaggio.

Il rovescio della medaglia è che Rust introduce vantaggi concreti: non per niente Microsoft sta portando Rust nel kernel di Windows 11.

Rust previene errori di memoria come buffer overflow, use-after-free e race conditions senza bisogno di un garbage collector. Grazie al sistema di ownership e borrowing, il compilatore garantisce la gestione sicura della memoria riducendo verticalmente la possibilità di aggressione. Il tutto senza compromettere le prestazioni.

Nonostante le polemiche sull’adozione di Rust, che tra l’altro hanno portato il leader del progetto Asahi Linux, Hector Martin, ad abbandonare il suo ruolo, Linus Torvalds sembra a questo punto determinato a forzare la mano.

Ciononostante, l’adozione di Rust nel kernel Linux rappresenta un cambiamento epocale. Se l’obiettivo è migliorare la sicurezza e l’affidabilità del kernel, è fondamentale che la transizione avvenga con una strategia ben definita e con il supporto dell’intera comunità.

Il granchio come simbolo di Rust

Il simbolo non ufficiale di Rust è un granchio chiamato Ferris; il logo ufficiale di Rust è invece un ingranaggio con la lettera “R” al centro.

Ferris è una mascotte creata dalla community di Rust per rappresentare il linguaggio in modo più amichevole e riconoscibile. L’idea di usare un granchio come mascotte è nata perché i granchi camminano di lato, un concetto che può essere metaforicamente associato al modello basato su ownership e borrowing: in Rust le variabili devono rispettare regole precise senza poter essere duplicate o modificate arbitrariamente.

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