L’industria tecnologica sta vivendo un clima di attesa in seguito alla vittoria di Donald Trump nelle elezioni presidenziali 2024. Alcuni dirigenti tecnologici, tra cui esponenti di Apple, Google, Meta e Amazon, hanno espresso le loro congratulazioni al nuovo presidente, manifestando ottimismo sul fatto che la nuova amministrazione possa semplificare le normative e favorire l’innovazione tecnologica.
Le borse, nel frattempo, festeggiano e i titoli tecnologici, soprattutto delle aziende come Intel che stanno cercando di rompere i ponti con le realtà asiatiche, in primis quelle taiwanesi, fanno registrare i segni positivi più convincenti. D’altra parte non è una novità: Trump intende promuovere l’indipendenza del Paese dai colossi dei semiconduttori estremo orientali, supportando le realtà private che si muovono in questa direzione.
Un’alleanza insolita: Trump-Musk
Lo stretto legame tra Trump ed Elon Musk è uno degli aspetti maggiormente meritevoli di attenzione emersi a valle di queste ultime elezioni a stelle e strisce.
Durante il discorso della notte elettorale, Trump ha lodato Musk per i suoi successi nel settore aerospaziale, una pubblica e plateale attestazione di stima che potrebbe avere riflessi sul piano delle politiche tecnologiche. Con Musk come alleato, si ipotizza che l’amministrazione possa adottare posizioni più favorevoli verso l’innovazione e lo sviluppo tecnologico privato.
Trump ha indicato l’intenzione di nominare Musk per riorganizzare il governo degli Stati Uniti e rivedere le spese dell’amministrazione. Una scelta che aprirebbe la strada a un aumento della presenza di xAI, la società di intelligenza artificiale di Musk, nel settore pubblico. Le tensioni tra Musk e OpenAI, legate a divergenze strategiche, potrebbero influenzare negativamente quest’ultima.
Meta e Google nel mirino di Trump
Non tutti i giganti del settore tecnologico godono dello stesso favore conquistato da Musk. Durante la sua campagna elettorale, il presidente ha minacciato apertamente aziende come Meta e Google, accusandole di interferenza nelle operazioni di preparazione al volo e di manipolazione dei risultati di ricerca.
In particolare, Trump ha dichiarato di aver messo nel mirino il CEO di Meta, Mark Zuckerberg, intendendo parimenti di esortare il Dipartimento di Giustizia per un massimo impegno nei confronti di Google. Intendendo, con queste parole, la volontà di contestare all’azienda di Mountain View una serie di presunte irregolarità.
Non è chiaro, ovviamente, se queste dichiarazioni siano state solamente “sparate” o se possano in futuro tradursi in azioni concrete. In ogni caso, la possibilità di una maggiore vigilanza regolamentare pesa su diverse aziende.
Nel corso di un evento a Chicago, Trump ha comunque espresso preoccupazioni riguardo a una possibile divisione di Google, sottolineando che è necessario mantenere aziende potenti per contrastare la Cina, la quale, secondo lui, teme Google.
Tasse sulle importazioni
Una delle maggiori preoccupazioni per l’industria tecnologica è rappresentata dalle tasse sulle importazioni che Trump ha proposto.
Gli analisti di Barclays avvertono che proprio il settore tech potrebbe essere tra i più colpiti, con il rischio di un’impennata dei costi e un rallentamento della crescita economica. L’introduzione di nuove imposte potrebbe compromettere le previsioni di spesa di molte aziende, con ripercussioni significative sui prezzi al dettaglio e sulle strategie di approvvigionamento globale.
Nuove direttive per l’Antitrust
Sul fronte Antitrust, le cause in corso contro giganti come Apple, Google, Meta e Amazon probabilmente non subiranno modifiche. Sarebbe del tutto fuori luogo per un presidente in carica andare ad interferire sui procedimenti in essere.
Lina Khan, nominata durante l’amministrazione Biden alla guida della Federal Trade Commission (FTC), agenzia che regola le leggi antitrust, è nota per il suo approccio mirato a prevenire il potere monopolistico di aziende come Amazon, anche quando non si traducono direttamente in prezzi elevati per i consumatori. Criticata da molti leader tecnologici, inclusi Musk e altri, per la sua aggressività contro i grandi conglomerati tecnologici, Khan potrebbe lasciare la FTC.
L’eventuale nomina di un nuovo procuratore generale per la divisione Antitrust potrebbe indirizzare le future azioni di controllo in questo ambito, con possibili conseguenze per le dinamiche di mercato.
Intelligenza artificiale: Trump vuole togliere tutti i lacci
Per quanto riguarda la regolamentazione dell’intelligenza artificiale, Trump ha dichiarato di voler revocare l’ordine esecutivo di Biden che mira a regolamentare l’IA in termini di governance e sicurezza.
Il nuovo presidente USA guarda quindi con convinzione a un allentamento delle regole in materia di IA. Una posizione che potrebbe favorire diverse aziende del settore, riducendo le pratiche burocratiche. Dall’altro, però, si ripropone il problema dello sviluppo di soluzioni di IA etiche e responsabili. Una crescita vorticosa senza porre limiti e paletti potrebbe infatti risultare controproducente portando, in ottica futuro, a potenziali violazioni dei diritti dei singoli cittadini.
Docenti come Sandra Wachter dell’Oxford Internet Institute hanno espresso preoccupazioni riguardo a sistemi di intelligenza artificiale che potrebbero perpetrare decisioni discriminatorie in ambiti sensibili come l’assunzione, l’accesso al credito e l’istruzione. La mancanza di controlli potrebbe anche amplificare la disinformazione e i contenuti tossici online, accelerando l’adozione di AI senza adeguate precauzioni etiche.
Sostegno alle criptovalute
Per il mondo crypto, come conferma l’exploit fatto segnare da Bitcoin subito dopo l’elezione di Trump, il nuovo insediamento del magnate USA alla guida del Paese potrebbe rappresentare una forte agevolazione.
Trump sembra infatti più incline ad agevolare il settore delle criptovalute rispetto all’amministrazione Biden, che aveva introdotto norme stringenti e aveva valutato l’introduzione del “dollaro digitale”. I repubblicani, al contrario, si oppongono a tale misura, interpretandola come un ostacolo all’innovazione finanziaria.
Cina e Taiwan
Biden ha mantenuto una linea dura verso la Cina, limitando l’esportazione dei chip AI più avanzati, ma Trump potrebbe intensificare le misure a contrasto delle politiche estremo orientali. In particolare, il presidente potrebbe esacerbare la guerra commerciale tra le due nazioni, colpendo aziende come Apple e altri grandi gruppi tecnologici fortemente dipendenti dalla produzione cinese.
Un’altra incognita è Taiwan, il cui ruolo nel settore dei semiconduttori è strategico. Trump ha espresso più volte dubbi sul mantenimento del supporto militare americano sul suolo taiwanese, descrivendo gli Stati Uniti come una sorta di “compagnia di assicurazioni” per l’isola.
Secondo alcuni, Trump potrebbe arrivare a utilizzare Taiwan come moneta di scambio nei negoziati con la Cina. Il risultato potrebbe essere una possibile annessione da parte della Cina, con un impatto incalcolabile sull’intera industria dei semiconduttori.
Trump ha anche criticato il CHIPS Act, introdotto per stimolare la produzione di semiconduttori negli Stati Uniti. Mentre Biden ha investito risorse per incentivare le fabbriche di chip sul suolo americano, Trump ha definito “sbagliato” il provvedimento, preferendo una strategia di difesa e attacco basata sull’applicazione dei dazi.
Mano tesa a TikTok
Sebbene Trump non voglia sentir parlare di Cina e sia massimo sostenitore delle sanzioni nei confronti delle aziende di Pechino, il presidente USA potrebbe consentire a TikTok di operare negli Stati Uniti sotto condizioni regolamentate, dando così alla piattaforma la possibilità di competere con giganti come Google e Meta.
L’ironia, secondo gli osservatori, è che sebbene sia Trump ad aver cominciato con il “pugno duro” su TikTok, il suo approccio si è ammorbidito notevolmente nel corso del tempo.
Europa, sicurezza e riservatezza dei dati
Il rapporto tra Stati Uniti e Unione Europea sulla protezione dei dati rimane fragile. A luglio 2023, è arrivato l’accordo per il trasferimento dei dati UE-USA: dopo un lungo periodo di incertezza, in cui a risentirne sono stati soprattutto le piccole realtà, gli organi di controllo hanno stabilito una nuova intesa. In particolare, la Commissione Europea è tornata a descrivere gli USA come nuovamente in grado di assicurare un livello di protezione sufficiente a tutela dei dati personali appartenenti a imprese e cittadini europei.
Le politiche di Trump relative alla raccolta dei dati giocheranno a questo punto un ruolo essenziale nel mantenimento dell’intesa con l’Unione Europea, in un contesto già segnato da due precedenti accordi annullati.
Credit immagine in apertura: Gage Skidmore, licenza CC BY-SA 2.0 (alcuni diritti sono riservati).