In una bozza del Decreto legge “Asset e Investimenti“, circolata tra fine luglio e inizio agosto 2023, era previsto un articolo che confermava l’orientamento del Governo ad aumentare i limiti elettromagnetici per i segnali irradiati dalle antenne della telefonia mobile. “I limiti di esposizione, i valori di attenzione e gli obiettivi di qualità attualmente previsti verranno adeguati alla luce delle più recenti e accreditate evidenze scientifiche, nel rispetto delle regole, delle raccomandazioni e delle linee guida dell’Unione europea“, figurava nel testo dell’articolo in questione.
In pratica, nella bozza del provvedimento si manifestava la necessità di rivedere le regole che devono rispettare gli operatori di telefonia mobile elevando il limite di 6 V/m ancora vigente nel nostro Paese e di fatto venendo incontro alle istanze ripetutamente avanzate dai protagonisti del mondo delle telecomunicazioni.
Con l’approvazione di un emendamento al Ddl Concorrenza, il Parlamento ha detto sì all’aumento della soglia che nel nostro Paese fissa il limite massimo per le emissioni elettromagnetiche provenienti dalle antenne mobili: si passa da 6 V/m a 15 V/m. Il nuovo valore dovrà essere preso come riferimento, nel nostro Paese, entro il termine di 120 giorni.
Limiti elettromagnetici in Italia e 5G: una patata bollente
Interventi di modifica sui limiti del campo elettromagnetico è, da sempre, un po’ una patata bollente: alcuni professionisti sanitari e organizzazioni ambientaliste si sono spesso messi di traverso sconsigliando qualunque ritocco al rialzo del valore in V/m consentito per legge.
Quando si parla di “limiti del campo elettromagnetico”, ci si riferisce ai livelli massimi di esposizione alle radiazioni elettromagnetiche cui gli esseri umani possono essere esposti senza che si verifichino effetti negativi sulla salute.
Gli enti di regolamentazione, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), la Commissione Internazionale per la Protezione dalle Radiazioni Non Ionizzanti (ICNIRP) e le agenzie nazionali, stabiliscono linee guida e limiti di esposizione alle radiazioni elettromagnetiche. Le prescrizioni sono frutto di ricerche scientifiche e studi sugli effetti dei campi elettromagnetici sull’organismo umano.
Nell’articolo dedicato a 5G e salute abbiamo cercato di “smontare” i falsi miti sull’argomento cercando di accedere un faro sugli aspetti che sono davvero importanti.
Il valore limite che gli operatori di telefonia mobile devono rispettare passa a 15 V/m in Italia
In Italia, il provvedimento che ha fissato il valore di 6 V/m come limite di esposizione al campo elettromagnetico nelle aree residenziali e pubbliche, è il Decreto del Presidente della Repubblica (DPR) 8 luglio 2003, n. 294 (“Regolamento recante norme di sicurezza relative alla esposizione a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici“, Regolamento CEM). La legge quadro numero 36 del 2001 ha ratificato tale impostazione.
Il limite di 6 V/m è in assoluto tra i più bassi in Europa, nonostante il valore raccomandato in UE sia di 61 V/m (Raccomandazione del Consiglio Europeo numero 519 del 1999). A tale valore si sono adeguati tutti i Paesi membri, con qualche eccezione tra cui proprio l’Italia.
Qualche Paese ha invece deciso di orientarsi su limiti molto più “permissivi”, anche se la media europea di attesta intorno ai 50 V/m.
Il pressing degli operatori di telecomunicazioni
Gli operatori del settore lamentano da tempo che la soglia limite dei 6 V/m impone, in Italia, la necessità di installare un maggior numero di antenne con un ulteriore aggravio di costi, un impatto ambientale superiore e una minore competitività rispetto agli altri soggetti europei. Il tutto per assicurare agli utenti finali un livello di segnale sufficiente sia indoor che outdoor.
A marzo 2020 ICNIRP ha aggiornato, sulla base delle evidenze scientifiche ad oggi disponibili, le sue linee guida per l’esposizione a campi elettromagnetici nell’intervallo di frequenza compreso tra 100 kHz e 300 GHz portando il valore, appunto, a 61 V/m, pari a circa 10 W/m2. Le nuove indicazioni superano il precedente documento che era stato pubblicato nel lontano 1998.
Intensità del campo elettromagnetico
Il valore in V/m più volte citato in precedenza, si riferisce all’intensità del campo elettromagnetico misurato in volt per metro. Il campo elettromagnetico è un fenomeno fisico generato da cariche elettriche in movimento o da variazioni del campo elettrico nel tempo. Può essere prodotto da sorgenti naturali, come i campi magnetici terrestri, o da sorgenti artificiali, come le apparecchiature elettriche ed elettroniche.
Nel contesto delle comunicazioni wireless, il valore in V/m è utilizzato per misurare l’intensità dei campi elettromagnetici emessi da antenne e stazioni radio. Posto che si ha a che fare, in questo caso, con radiazioni non ionizzanti e che gli studi condotti nel corso di decenni si sono dimostrati complessivamente inconcludenti, va detto che tutte le indagini eseguite su topi e ratti per fisiologia, valori in gioco e tempi di esposizione non possono essere minimamente paragonate con le condizioni reali e con l’essere umano.
Esposizione più elevata con lo smartphone all’orecchio
È certamente bene, come indicato da ICNIRP, applicare sempre il principio di precauzione ma è anche opportuno fare qualche utile riflessione.
L’esposizione più elevata al campo elettromagnetico non è provocata dall’antenna della telefonia mobile quanto dall’utilizzo “smodato” dello smartphone (sempre all’orecchio…) o di altre apparecchiature a strettissima vicinanza dalla fonte emissiva. Per rendersene conto si può provare l’app gratuita ElectroSmart per misurare i campi elettromagnetici con lo smartphone oppure attrezzarsi con un analizzatore RF (Radiofrequency) e ELF (Extremely low frequency), soprattutto se di tipo professionale, in modo da verificare anche gli apporti fuori banda.
Monitoraggio dei limiti elettromagnetici sul territorio
La proposta di modifica iniziale, poi tramontata, prevedeva l’introduzione di un meccanismo di monitoraggio delle emissioni elettromagnetiche sul territorio coinvolgendo la Fondazione Ugo Bordoni e le Agenzie regionali per la protezione dell’ambiente (ARPA). L’obiettivo era quello di verificare il corretto comportamento da parte degli operatori rilevando le reali emissioni provocate dalle torri della telefonia mobile dislocate nel nostro Paese. Da verificare i soggetti designati ad effettuare le verifiche sul campo sulla base della nuova normativa.