Il 13 settembre scorso è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il Decreto del Ministero dello Sviluppo Economico (MISE) con cui l’Italia apre alla liberalizzazione delle frequenze sui 60 GHz.
Le cosiddette mmWave rappresentano la porzione dello spettro elettromagnetico compreso tra 30 e 300 GHz. Si chiamano mmWave o onde millimetriche perché la lunghezza d’onda che trasporta l’informazione varia tra il millimetro e i dieci millimetri.
Aumentando le frequenze e passando alle “decine di GHz” gli apparecchi wireless possono modulare a velocità sostenute (banda maggiore, rete veloce): trasmittente e ricevente possono dialogare molto più rapidamente.
La novità è che con la liberalizzazione alla quale viene dato finalmente il via, la banda di frequenze tra 57 e 71 GHz può ora essere impiegata ad uso collettivo da sistemi fissi e mobili a corto raggio per la trasmissione dati a banda ultralarga.
Per il 5G sono già state assegnate, attraverso gare pubbliche, le licenze per l’utilizzo delle frequenze sui 26,5-27,5 GHz. A stretto rigore in questo caso non si parla di onde millimetriche poiché a quelle frequenze la lunghezza d’onda risulta di poco superiore a 1 centimetro.
Inizialmente “snobbate”, le frequenze 26,5-27,5 GHz permettono la realizzazione di piccole celle per coprire aree ridotte, magari densamente popolate, con la possibilità di assicurare velocità di trasferimento dati di picco fino a 20 Gbps.
Basti pensare che le comunicazioni basate sullo standard GSM, nel 1995, permettevano di trasferire 10 kbps per canale; con LTE si sono superati i 100 Mbps per canale (quindi 10.000 volte tanto) e con le reti 5G si arriverà a sfondare il già citato tetto dei 20 Gbps (20.000 Mbps).
Con l’utilizzo delle onde millimetriche, in una prima fase nella banda 57-71 GHz, diventa possibile guardare sempre più a velocità di trasferimento dati dell’ordine del Terabit per secondo. Tant’è vero che queste frequenze potranno essere sempre più spesso adoperate per distribuire antenne a livello locale (sia indoor che outdoor) capaci di offrire un collegamento ad ampia portata a fronte di una ridotta copertura ma anche per stabilire link punto-punto in condizioni di perfetta visibilità ottica (cosa particolarmente utile per gli operatori di telecomunicazioni).
Cambium Networks è uno dei player di riferimento per quanto riguarda la tecnologia fixed wireless a banda larga e ultralarga.
La tecnologia cnWave operativa sui 60 GHz incorpora le più evoluzioni basate sullo standard 802.11ay di Qualcomm Technologies e sulla soluzione Terragraph di Facebook Connectivity.
Come abbiamo visto nell’articolo citato, Cambium Networks utilizza già cnWave in altri Paesi del mondo assicurando velocità di trasferimento dati elevate, connessione Multigigabit stabile e affidabile, bassa latenza con un TCO (Total Cost of Ownership) contenuto e tempi di commercializzazione più rapidi rispetto alla posa della fibra ottica.
A questo punto, quindi, la tecnologia cnWave diventa utilizzabile e implementabile su larga scala anche in Italia: “le nostre implementazioni in tutto il mondo hanno dimostrato che questa nuova tecnologia può aumentare notevolmente la disponibilità della banda larga nelle comunità poco servite. Si tratta di una vera svolta nella battaglia per colmare il digital divide e noi siamo più che pronti a dimostrare anche in Italia il potenziale di questa tecnologia” ha fatto presente Marco Olivieri, Regional Sales Director per la Regione Southern Europe di Cambium Networks. “Grazie alla nostra lunga storia di innovazione nelle tecnologie wireless abbiamo cambiato radicalmente l’economia del WiFi e delle infrastrutture fixed wireless per le aree urbane, suburbane, rurali, industriali e per gli ambienti aziendali“.
Nella foto si vede un nodo di distribuzione Cambium V5000 cnWave 60 GHz installato a vista su un palo stradale negli Stati Uniti. La stessa tecnologia può essere finalmente portata nel nostro Paese per creare reti ancora più performanti e resilienti.