L’ultima moda è quella di integrare assistenti digitali basati sull’intelligenza artificiale all’interno dei browser Web. Con l’integrazione di Gemini in arrivo su Chrome, anche gli sviluppatori di Brave non vogliono essere da meno ed estendono Leo, uno strumento basato sul modello generativo Mistral 8x7B che si prefigge di aiutare gli utenti offrendo una serie di funzionalità aggiuntive durante la navigazione online, anche ai dispositivi Android.
Già disponibile nelle versioni desktop del browser Brave, Leo sbarca adesso anche sui dispositivi mobili abilitando l’uso di LLM (Large Language Models) come Mistral 8x7B, Claude Instant e Llama 2 13B. L’impostazione predefinita per tutti gli utenti è Mistral 8x7B ma accedendo alle impostazioni, si può esprimere la propria preferenza e usare gli altri modelli disponibili.
L’assistente digitale Leo è disponibile in due versioni: c’è quella gratis e quella premium. Quest’ultima costa 14,99 dollari al mese, offre limiti di utilizzo più elevati e può essere contemporaneamente utilizzata su 5 dispositivi, su qualsiasi delle piattaforme supportate (Windows, macOS, Linux, Android).
Cos’è e come funziona Brave Leo su Android
Mentre la versione iOS di Leo non è ancora disponibile, gli utenti possessori di un dispositivo Android possono provare l’assistente digitale basato sull’IA semplicemente installando Brave Private Web Browser o aggiornandolo all’ultima release da poco rilasciata.
A questo punto, si può beneficiare della vasta gamma di abilità offerte da Leo. L’assistente può ad esempio riassumere pagine Web o video, rispondere a domande generiche o molto specifiche sui contenuti che si stanno visionando, tradurre pagine, scrivere codice, creare trascrizioni da video o clip audio e generare contenuti testuali.
Per invocare l’intervento di Leo, è sufficiente toccare il pulsante “stellina” (o asterisco) che abilita le funzionalità di IA. Per avviare una chat vera e propria con il modello generativo, si deve accedere al menu principale toccando l’icona dei tre puntini in basso a destra, per poi scegliere la voce Leo.
Peccato che Leo, ad oggi, non sembri riconoscere subito la lingua in cui è scritta una pagina Web. Se si chiede di generare un riassunto, ad esempio, l’assistente tende a produrlo in lingua inglese. Nulla vieta di impartire successivamente un’istruzione come “traduci in italiano” oppure “spiega in italiano“.
Leo e la privacy
Gli sviluppatori di Brave vogliono rassicurare gli utenti in merito all’utilizzo dei loro dati. Per accedere a Leo, infatti, gli utenti non devono attivare alcun account utente e il chatbot non registra le conversazioni né ne “ricicla” i contenuti ai fini dell’addestramento e dell’ottimizzazione del modello.
Tutte le richieste degli utenti vengono instradate attraverso un server di anonimizzazione: gli ID degli utenti e le richieste avanzate al modello generato sono automaticamente disaccoppiati. Inoltre, le risposte offerte da Leo sono eliminate dai server di Brave subito dopo la generazione (gli output basati sui modelli Anthropic, leggasi Claude, sono rimossi dopo 30 giorni).
Né l’assistente digitale né il browser, inoltre, raccolgono identificativi degli utenti, compresi gli indirizzi IP utilizzati.