Mentre Samsung sembra essersi messa alle spalle il momento di disgrazia vissuto dopo il lancio del Galaxy Note 7 grazie a una trimestrale da record e alla presentazione del nuovo Galaxy Note 8, il suo vicepresidente – Lee Jae-yong – di fatto numero uno dell’azienda dopo la malattia del padre è stato condannato a cinque anni di carcere.
La vicenda è ormai nota ed è quella di cui avevamo dato notizia a febbraio scorso: Arrestato il numero uno di Samsung: avrebbe versato 40 milioni in tangenti.
Lee Jae-yong, che presenterà appello, è stato ritenuto colpevole di corruzione e appropriazione indebita, tra i vari capi d’imputazione.
Secondo i giudici sudcoreani Jae-yong avrebbe versato oltre 38 milioni di dollari per ottenere il benestare governativo alla fusione di alcune aziende controllate direttamente da Samsung.
A tessere le fila dell’intreccio di mazzette che ha portato alla sbarra sia Jae-yong che l’ex presidente della Corea del Sud Park Geun-hye sarebbe stata Choi Son-il, da tutti soprannominata “la sciamana”. Quest’ultima, amica intima della Park, avrebbe quindi fatto da ponte ed è in attesa, come l’ex presidente del Paese, di una sentenza che non arriverà prima di ottobre prossimo.