Il numero dei bracciali per il fitness disponibili sul mercato ormai non si contano più. Whoop ha appena presentato un nuovo dispositivo indossabile che utilizza cinque LED, quattro fotodiodi, un saturimetro, un sensore della temperatura corporea e altro ancora in un braccialetto che risulta il 33% più compatto rispetto al suo predecessore pur assicurando cinque giorni di durata della batteria.
La novità principale risiede infatti nell’utilizzo di una nuova batteria che ha permesso di lavorare su un simile concentrato di tecnologia senza ridurre l’autonomia del dispositivo.
L’innovativa soluzione per la batteria è stata introdotta grazie a una società della Silicon Valley chiamata Sila Nanotechnologies, co-fondata nel 2011 da Gene Berdichevsky, uno dei primi dipendenti di Tesla. L’approccio scelto potrebbe aiutare a sbarazzarsi di alcune delle più grandi limitazioni che attualmente influenzano negativamente le prestazioni dei prodotti basati sulla tecnologia agli ioni di litio.
Sulla carta quello presentato da Sila sembra un semplice cambiamento: l’anodo della batteria è ora fatto di silicio invece di grafite, il che permette una maggiore densità di energia (fino al 20%, secondo il produttore).
Una maggiore densità di energia significa che i produttori di dispositivi possono utilizzare una batteria più piccola per svolgere gli stessi compiti quindi utilizzare lo spazio aggiuntivo per inserire altri componenti precedentemente inutilizzabili.
Il vantaggio è che la modifica introdotta da Sila non richiede alcuna modifica importante al processo di produzione delle celle delle batterie.
L’intervento solo all’apparenza semplice è il frutto di anni di studio, prove e fallimenti oltre che di investimenti di milioni di dollari. Gli ingegneri di Sila hanno infatti svolto diversi esperimenti con varie materie prime al fine di individuare il giusto mix utile alla creazione della polvere di silicio definitiva “rivoluzionaria”.
Nel campo delle batterie ci si muove molto lentamente quando si tratta di introdurre innovazioni da proporre sul mercato e utilizzabili anche su prodotti consumer.
Ci sono troppi aspetti da considerare e spesso progetti accademici di elevata caratura rischiano di rimanere soltanto su carta.
La soluzione di Sila è invece già pronta per il mercato tanto che è stata già abbracciata da un produttore di dispositivi indossabili come Whoop.
Berdichevsky dice all’inizio immaginava che la tecnologia sviluppata dalla sua società sarebbe destinata a debuttare in primis negli smartphone ma il boom della tecnologia indossabile ha aperto nuovi interessanti scenari.
Whoop ha iniziato i colloqui con Sila circa due anni fa ma la tecnologia delle nuove batterie arriverà presto, sempre secondo Berdichevsky, anche in altri dispositivi di consumo. Al momento non sono però stati fatti altri nomi.
Sila ha dovuto combattere la tendenza naturale del silicio ad espandersi e rompersi quando viene utilizzato in una batteria: la ragione per cui si possono immagazzinare più ioni di litio è che essi effettivamente si legano con il silicio. Gli ioni stessi devono quindi essere letteralmente strappati dall’anodo.
Il potenziale della soluzione Sila è enorme: l’anodo in silicio potrebbe aiutare le case automobilistiche a creare veicoli elettrici più piccoli e più convenienti senza sacrificare l’autonomia o assicurare un’autonomia più estesa in termini di chilometraggio conservando le dimensioni degli attuali pacchi batteria.
Anche Tesla si sta muovendo per utilizzare una soluzione simile a quella di Sila, presentata anche su MIT Technology Review.