Huawei potrebbe continuare a fare business con le aziende statunitensi, stando a quanto riferisce il New York Times in un suo lungo reportage.
Dopo le rassicurazioni dirette ai clienti e agli utenti finali (vedere il nostro articolo Huawei e Honor: cosa succederà agli smartphone che si possiedono e a quelli che si acquisteranno), nonostante la messa al bando incassata in terra statunitense, la situazione per il colosso cinese potrebbe non essere del tutto compromessa.
Stando alle fonti del New York Times, infatti, alcune aziende USA avrebbero già individuato il modo (legale) per sottrarsi alle maglie del provvedimento restrittivo voluto dall’amministrazione Trump e proseguire con la fornitura di prodotti a Huawei.
Il nocciolo della questione risiederebbe sull'”etichetta” applicata ai vari prodotti: gli articoli realizzati all’estero da parte di aziende statunitensi non possono essere considerati made-in-USA e si sottrarrebbero quindi alle recenti disposizioni.
Il CEO di Micron, Sanjay Mehrotra, durante un incontro con gli azionisti, ha fatto presente che dopo aver sospeso le forniture a Huawei l’azienda ha individuato le corrette modalità, in accordo con le vigenti disposizioni, per riprendere buona parte delle attività. La situazione rimane complessa ma, se non altro, sarebbe stata identificata una via per non tranciare tutti i rapporti con un’azienda, come Huawei, che è da decenni protagonista anche per ciò che riguarda la produzione e commercializzazione di prodotti, sistemi e soluzioni per il networking e le telecomunicazioni in generale.
La stessa strada imboccata da Micron potrebbe essere stata intrapresa anche da Intel anche se al momento non vi sono commenti ufficiali.
Si registra, al momento, solo la chiara presa di posizione del presidente della Semiconductor Industry Association, John Neuffer, che ha confermato: “appare evidente che alcuni prodotti possono essere forniti a Huawei in pieno accordo con le vigenti normative“.
Sono comunque molti gli analisti a prevedere una pace commerciale tra Stati Uniti e Cina, forse già durante il prossimo G20 di Osaka (Giappone) che si svolgerà la prossima settimana.