Negli ultimi anni, l’industria automobilistica si è fatta promotrice della crescente integrazione di tecnologie per la connettività nei veicoli, offrendo una vasta gamma di servizi basati su Internet, dall’infotainment alla navigazione avanzata. Le auto connesse sollevano preoccupazioni significative in merito alla privacy e alla sicurezza dei dati personali degli utenti. Eppure, la società di consulenza McKinsey prevede che entro il 2030 il 95% delle nuove auto vendute a livello globale sarà connesso.
Un recente studio condotto da Mozilla Foundation nell’ambito dell’iniziativa Privacy Not Included, ha rivelato che i veicoli connessi rappresentano una minaccia concreta per la privacy degli utenti. Per elaborare il rapporto, da oggi disponibile pubblicamente, i tecnici di Mozilla hanno esaminato i sistemi offerti da 25 case automobilistiche. E hanno trovato criticità che meritano una serie di approfondimenti.
Auto connesse: incubo per la privacy
La conclusione è che in tutti i casi esaminati, i produttori di auto sono carenti nel proteggere le informazioni personali dei loro clienti. Il report mette in evidenza, innanzi tutto, che le piattaforme automotive raccolgono una quantità eccessiva di dati personali, inclusi dettagli come il comportamento di guida, l’espressione facciale, il peso e persino l’etnia degli utenti.
I dati acquisiti sono poi utilizzati per scopi pubblicitari mirati, con alcune case automobilistiche che riservano il diritto di vendere tali informazioni a terze parti. La maggior parte dei costruttori automobilistici (84%) condivide o vende i dati dei conducenti, mentre il 92% di essi non fornisce alcun controllo significativo sulla gestione dei dati personali.
Mozilla afferma inoltre che non è stato possibile determinare se i costruttori utilizzino misure crittografiche adeguate sui dati raccolta: la società ha ricevuto soltanto una risposta positiva da parte di Mercedes-Benz.
Tra le marche esaminate, Renault è stata valutata come la migliore, ottenendo una valutazione negativa soltanto su uno dei cinque aspetti valutati: uso dei dati, controllo sui dati raccolti, dati di tracciamento, sicurezza e intelligenza artificiale. A seguire c’è Dacia con due valutazioni negative. Tesla si è invece distinta come la peggiore, ottenendo una valutazione negativa in tutti e cinque i punti. È tutto messo nero su bianco nel resoconto Mozilla.
I risultati dello studio Mozilla sono categorici e invitano tutte le parti in causa ad avviare una seria riflessione
Mozilla non usa mezzi termini e indica che la categoria automotive è ad oggi quella peggiore in assoluto se si parla di mancanza di misure a tutela della privacy di ogni singolo individuo.
Il problema della privacy nei veicoli connessi è di estrema rilevanza, poiché sempre più persone utilizzano queste automobili e i dati raccolti possono consentire la creazione di profili estremamente precisi su ciascun utente. È imperativo che i consumatori e le Autorità di regolamentazione prestino maggiore attenzione al problema, al fine di garantire che gli utenti siano adeguatamente protetti e che i costruttori automobilistici adottino misure efficaci per assicurare la sicurezza e la privacy dei conducenti.
Dove vanno i dati personali degli utenti raccolti sulle auto connesse
L’economia dei dati può essere allettante, ma non deve mettere a repentaglio la privacy e la sicurezza delle persone, si osserva da Mozilla. La fondazione ha pubblicato un articolo nel quale si descrive nel dettaglio dove vanno i dati degli utenti raccolti sulle loro autovetture.
Mozilla spiega che è molto difficile ottenere una visione chiara dei flussi di dati tra veicoli, app collegate, servizi connessi e così via. Ci sono sensori touch e schermi che funzionano con un semplice tocco del dito, un cenno del piede o con i comandi vocali. “Il futuro è ora!“, dice Mozilla. “Ma avere tutti quei microfoni, telecamere e sensori che inviano segnali attraverso i computer dell’auto significa anche che ogni volta che interagite con la vostra vettura, contribuite all’aggiornamento di un registro che tiene traccia di ciò che fate. Come quando girate il volante o sbloccate le portiere. Di solito tutte queste informazioni vengono raccolte e memorizzate dalla casa automobilistica“.
La fondazione osserva che altre informazioni sul conducente e sui passeggerei possono essere raccolte automaticamente. Perché mentre l’auto aspetta di rispondere a un comando, i vari sensori restano costantemente “in ascolto”. “Ecco perché, molto probabilmente, i data center e i broker di dati dell’industria automobilistica, possono vantarsi di avere così tante informazioni“, aggiunge ancora Mozilla. La maggior parte dei conducenti nemmeno è consapevole della raccolta dei dati che avviene sulle loro vetture; figuriamoci se ha gli strumenti per disattivarla.
Le prime risposte delle case automobilistiche
Le prime risposte sono arrivate da BMW e Mercedes-Benz: entrambe le aziende dichiarano di non aver ancora esaminato lo studio di Mozilla. BMW, tuttavia, per bocca di Phil DiIanni, fa sapere che l’azienda “non vende le informazioni personali dei conducenti a bordo del veicolo” e che adotta “misure complete per proteggere i dati dei clienti“.
Andrea Berg (Mercedes-Benz) ha invece dichiarato che l’app MercedesMe Connect offre agli utenti le impostazioni sulla privacy e la possibilità di rinunciare a determinati servizi.