Di recente erano le aziende alle quali Apple si appoggia per realizzare i suoi prodotti ad essere messe nel mirino. L’accusa, quella di non rispettare i diritti dei lavoratori, obbligandoli a restare nelle sale di produzione per molte ore al giorno ed in condizioni inadeguate (vedere anche l’articolo Apple e Foxconn: ecco come produciamo gli iPad).
Questa volta è un’associazione cinese (China Labor Watch) a chiamare in causa Samsung facendo “nomi e cognomi”. Secondo la tesi di China Labor Watch, HEG – azienda partner di Samsung sul territorio cinese – si sarebbe resa responsabile di una serie di maltrattamenti nei confronti dei dipendenti. L’accusa è piuttosto grave: la società che si occupa di produrre alcuni dei più famosi dispositivi marcati Samsung si servirebbe anche di ragazzi minorenni, molti dei quali studenti.
Il “reclutamento” di quattordicenni, sottopagati e costretti ad operare in condizioni tutt’altro che “salubri”, sarebbe avvenuto – sempre secondo la tesi degli accusatori – negli impianti di HEG situati a Guandgdong. Le norme cinesi impediscono in ogni caso l’impiego di personale con età inferiore ai 16 anni.
Gli esponenti di China Labor Watch si sono immediatamente rivolti al Congresso degli Stati Uniti per richiedere un celere intervento e l’avvio di un’indagine formale. L’auspicio è che le aziende ormai affermatesi nel mondo occidentale siano esortate a svolgere maggiori controlli sul lavoro dei partner in sud est asiatico ed in Cina non limitandosi quindi a rivolgersi a tali realtà sulla base dei costi di produzione molto più contenuti.
Bocche cucite, almeno per il momento, in HEG mentre Samsung ha rimarcato di aver già precedentemente avviato due indagini nei confronti della società cinese senza però rilevare alcuna irregolarità. Il colosso coreano ha comunque anticipato che darà il via, a stretto giro, a nuove verifiche con il preciso intento di smascherare eventuali illegalità ed abusi nei confronti dei dipendenti.