Non ha usato mezzi termini il numero uno di Google: “il governo degli Stati Uniti ha fatto un grave torto ai cittadini ed alle aziende come Google mantenendo segreti alcuni piani di indagine e monitoraggio“. Il riferimento è ovviamente allo scandalo NSA che è stata fonte di grave disagio per l’amministrazione Obama. Page ha auspicato maggior trasparenza: governo ed agenzie governative devono mantenere informati i cittadini sulle operazioni in corso e soprattutto sul perché vengano raccolte determinate informazioni.
Allo stesso tempo, ha spiegato il CEO di Google, è però importante che i dati utilizzabili per offrire un servizio alla comunità e migliorare la vita delle persone vengano “messi a fattor comune” rompendo i lacci sinora imposti dalle normative sulla privacy.
Secondo Page sarebbe fondamentale che i dati medici (ad esempio le cartelle cliniche dei pazienti) divenissero di pubblico dominio e fossero quindi accessibili senza alcuna difficoltà. Ovviamente, il database che raccoglierà tutte le informazioni non dovrà contenere riferimenti che possano permettere di risalire all’identità del paziente.
Per Page si tratta di un aspetto cruciale: il mondo cambierebbe se i medici potessero attingere direttamente ad un database di cartelle cliniche virtualmente sconfinato, se potessero connettersi direttamente con i pazienti. “Si salverebbero almeno 100.000 vite l’anno“, ipotizza Page che, implicitamente, conferma come Google abbia l’infrastruttura e sia disposta a realizzare un motore di ricerca delle cartelle mediche.
“Stiamo buttando via il bimbo con l’acqua sporca“, ha aggiunto Page. “Non ci rendiamo conto degli enormi benefici che deriverebbero dalla condivisione delle informazioni con le persone giuste, nelle modalità corrette“.
Page, insomma, sottolinea che l’aspetto privacy è sempre importante ma il legislatore deve ben soppesare i progressi che potrebbero essere compiuti mettendo a fattor comune certi dati, in maniera anonima. Quando si parla di dati medici c’è una chiusura totale: per Page è giunto il tempo di togliere il paraocchi e riflettere sugli strumenti che possono consentire una condivisione di informazioni “delicate” nel totale anonimato.
Page ha poi commentato l’acquisto di DeepMind (Google investe nel settore dell’intelligenza artificiale) confermando il grande interesse di Google nei confronti della robotica e dell’intelligenza artificiale.
Il numero uno del gigante statunitense ha puntualizzato che per il momento i prototipi di robot che sono stati messi a punto sono stati in grado di giocare coi vecchi videogiochi a 8 bit facendo segnare punteggi impossibili per un umano e senza alcuna supervisione. Certo, si tratta di prove, ma i risultati sono stati sicuramente incoraggianti. “Il vero passo avanti“, spiega, “si farà quando l’intelligenza artificiale sarà al nostro servizio“.
Per quanto riguarda le autovetture Google in grado di “guidare da sole”, senza l’intervento del conducente, Page prevede un lancio sul mercato fra il 2017 ed il 2018 (Google: tra 5 anni auto che si guidano da sole per tutti).