Quanti di voi attendono l’arrivo sul mercato di un dispositivo con una batteria a lunga durata? Tanti. I produttori di smartphone e tablet cercano di coniugare una sempre maggiore richiesta di prestazioni con device che possano essere meno energivori rispetto al passato.
Eppure il sogno di molti continua a essere quello di poter prima o poi mettere le mani su un prodotto con un’autonomia della batteria di settimane o addirittura mesi.
Questo traguardo è già stato raggiunto da molti dispositivi che appartengono alla categoria Internet delle Cose (IoT): certi sensori e alcuni apparati utilizzati in ambito industriale sono concepiti affinché la batteria (spesso una pila comune) duri addirittura anni.
I dispositivi E-Ink, anche noti come lettori di ebook o e-reader, sono prodotti che utilizzano una tecnologia di visualizzazione a inchiostro elettronico per mostrare testo e immagini su uno schermo che ricorda, alla vista, la carta.
Questi dispositivi sono progettati per fornire una lettura confortevole e uno dei principali vantaggi degli schermi E-Ink è che consumano pochissima energia. L’immagine visualizzata rimane sullo schermo senza dover essere costantemente aggiornata.
La durata della batteria di un dispositivo E-Ink può essere quindi notevolmente prolungata rispetto ad altri dispositivi elettronici come smartphone e tablet. In media, la batteria di un dispositivo E-Ink può durare diverse settimane o addirittura mesi, a seconda dell’uso e del modello del dispositivo.
Un prototipo di laptop con una batteria che dura 2 anni: PotatoP
La parola Potato è usata in elettronica e informatica per descrivere un dispositivo poco potente o comunque contraddistinto da prestazioni scarse.
Lo sviluppatore norvegese Andreas Eriksen ha messo a punto un progetto di laptop chiamato PotatoP. La prima parte del nome si riferisce scherzosamente al fatto che il dispositivo ha una configurazione hardware volutamente ridotta ai minimi termini per massimizzare la durata della batteria mentre “P” si riferisce allo stesso suffisso usato in LISP.
PotatoP è stato infatti programmato da Eriksen in LISP, un linguaggio di programmazione di alto livello, funzionale e dinamico. Il nome LISP sta per “LISt Processing” poiché il linguaggio si basa principalmente sulla gestione delle liste e dei dati strutturati.
Il suffisso “P” viene spesso utilizzato in LISP per indicare un predicato cioè una funzione che restituisce un valore vero o falso in base al fatto che una certa condizione sia soddisfatta o meno.
Lo sviluppatore e maker norvegese ha realizzato PotatoP ricorrendo esclusivamente a parti a basso consumo energetico. Il cuore del dispositivo è un modulo SparkFun Artemis basato su un singolo core ARM Cortex-M4F a bassa potenza che funziona fino a 96 MHz di clock e offre connettività Bluetooth 5.0 Low Energy (BLE).
Per far funzionare tutto, Eriksen ha riadattato uLisp, versione del linguaggio di programmazione progettata per funzionare nello specifico su microcontrollori con un ridotto quantitativo di memoria RAM: il suo lavoro è stato battezzato PotatOS.
Questo video su YouTube mostra PotatoP all’opera.
Nel caso dei computer portatili, lo schermo è il componente più assetato di energia: nel caso di PotatoP, Eriksen ha optato per un compatto display SHARP da 4,4 pollici, una tecnologia a metà strada tra l’E-Ink e i tradizionali display a cristalli liquidi (LCD): non ha retroilluminazione e consuma un minimo di energia.
Il prototipo risultante è un dispositivo che con una batteria ai polimeri di litio da 1,2 Ah e una piccola cella solare montata a destra dello schermo per la ricarica può funzionare fino a due anni a seconda della luce ambientale.
Per chi volesse provare a realizzare lo stesso progetto, Eriksen ha condiviso il codice sorgente su GitHub.