L'addio all'Italia di DeepSeek, almeno su Android e iOS

A seguito della richiesta di chiarimenti trasmessa dal Garante Privacy italiano, DeepSeek ha rimosso il suo chatbot dagli store Android e iOS. L'indagine riguarda la raccolta e il trattamento dei dati personali, con un'attenzione particolare alla protezione dei minori e alla trasparenza delle informazioni.

Dopo il successo fatto registrare dalle applicazioni per Android e iOS, l’Autorità Garante per la protezione dei dati (Garante Privacy) ha ordinato a DeepSeek di condividere tutta una serie di informazioni sui trattamenti svolti. A distanza di poche ore dalla richiesta di chiarimenti trasmessa dal Garante, l’azienda cinese ha ritenuto opportuno rimuovere il suo chatbot dal Google Play Store così come dall’Apple App Store. Per il momento, quindi, gli italiani non potranno più scaricare le applicazioni. Almeno in via ufficiale.

Il comportamento di DeepSeek sembra essere indizio del fatto che le contestazioni avanzate dal Garante abbiano colpito nel segno. La raccolta di dati posta in essere dalle applicazioni, come peraltro confermato nella privacy policy dell’azienda, risulta piuttosto estesa.

Per adesso chi ha già scaricato e installato le app per i dispositivi mobili sviluppate da DeepSeek, potrà continuare a utilizzarle. Non abbiamo invece rilevato alcun cambiamento per quanto riguarda il chatbot DeepSeek accessibile via Web.

Permessi delle app, raccolta di dati e DeepSeek

Pasquale Stanzione, presidente dell’Autorità Garante, ha dichiarato che sarà avviata un’indagine approfondita per verificare il rispetto delle norme GDPR da parte di DeepSeek. Oltre alle questioni relative alla protezione dei dati personali, il Garante sta esaminando le misure di tutela per i minori e le strategie per evitare distorsioni nei risultati forniti dall’AI che possano influenzare l’opinione pubblica.

L’Irlanda, attraverso la Data Protection Commission, ha anch’essa richiesto chiarimenti a DeepSeek, nonostante l’azienda non abbia ancora designato il Paese come sua sede europea principale.

Il volume di download che ha immediatamente fatto registrare DeepSeek, insieme con la sua esposizione mediatica, hanno portato le Autorità Garanti a investigare sulle tipologie di dati personali raccolti, sulle fonti da cui tali dati provengono, sulle finalità della raccolta e il fondamento giuridico, sull’eventuale conservazione dei dati in Cina.

Al netto di tutte le considerazioni sul piano normativo, se si prende in esame l’app per Android di DeepSeek, essa non integra l’utilizzo di permessi pericolosi: potete verificarlo immediatamente con l’aiuto di Exodus. C’è inoltre la possibilità di usare il chatbot via Web che, sulla carta, può raccogliere una mole più contenuta di informazioni. Ad esempio quelle di base condivise da Google (indirizzo email, nome e cognome, immagine dell’avatar) e l’indirizzo IP pubblico se si accede con il proprio account via OAuth.

L’accortezza, quando si usano questi strumenti, è non inserire mai informazioni personali o dati riservati nelle conversazioni con il chatbot. Innanzi tutto, quei contenuti sarebbero utilizzati per l’addestramento del modello e potrebbero essere comunque utilizzati per comporre un profilo piuttosto preciso di ciascun utente.

Diversamente rispetto a molti altri concorrenti che offrono soluzioni di intelligenza artificiale generativa, tuttavia, DeepSeek può essere eseguito anche in locale o, ad esempio, su un proprio server cloud, senza condividere nulla con gli sviluppatori. In un altro articolo abbiamo spiegato perché l’arrivo di DeepSeek è una cosa positiva.

Ti consigliamo anche

Link copiato negli appunti