Il Digital Markets Act (DMA) è la normativa europea che obbliga le grandi aziende tecnologiche ad agire in modo aperto, corretto e trasparente.
La Commissione Europea ha designato come gatekeeper soltanto alcune aziende e, in particolare, alcuni loro servizi digitali. Si tratta delle entità per le quali è prevista la rigorosa applicazione delle regole contenute nel DMA.
Apple iMessage, Microsoft Edge e Bing, ad esempio, sono stati rimossi dall’elenco dei gatekeeper perché, secondo le valutazioni della Commissione, non avrebbero i requisiti fissati dalla normativa.
Apple ha aperto agli store di terze parti e ai metodi di pagamento alternativi ma…
A gennaio 2024, Apple ha stabilito nuove regole che consentono la distribuzione di app al di fuori dell’App Store nonché la possibilità per gli sviluppatori di avvalersi di sistemi di pagamento alternativi a quello della Mela.
Tuttavia, per godere di queste libertà, l’app deve essere certificata da Apple, e i pagamenti al di fuori dell’App Store saranno soggetti a una “tariffa di utilizzo della tecnologia principale Apple” di 50 centesimi di euro per ogni singolo scaricamento (a partire da 1 milione di download). Si tratta della tassa sugli store alternativi recentemente inventata nel quartier generale di Apple.
Le scelte di Apple e Meta non piacciono alla Commissione Europea
Un po’, francamente, c’era da aspettarselo. Margrethe Vestager, Commissario europeo per la concorrenza, ha dichiarato a Reuters che l’Autorità esprimerà “insoddisfazione per l’istituzione di una tariffa di utilizzo della tecnologia principale” da parte di Apple.
La Vestager si è al momento mostrata più cauta, invece, per ciò che riguarda le versioni a pagamento di Facebook e Instagram senza pubblicità.
L’attivista per la privacy Max Schrems, attraverso noyb, aveva polemizzato con la decisione di Meta sottolineando che è inammissibile l’uso gratuito dei social network solo con la condivisione di dati personali.
Di recente la società fondata da Mark Zuckerberg si è offerta di abbassare il canone mensile richiesto agli utenti con Schrems che ha ribattuto come il punto centrale non sia questo. Non sarebbe sostenibile, a suo avviso, una vera e propria tassa sulla privacy.
Sul punto la Vestager si è limitata a dichiarare che sarà importante continuare a dialogare con Meta anche se alle fine “penso che Meta sarà obbligata ad adeguarsi al DMA. Valuteremo presto i prossimi passaggi da seguire”.