CyanogenMod è una famosa ROM compatibile con oltre 60 smartphone e tablet Android che permette di introdurre funzionalità ed opzioni non disponibili nei firmware ufficiali. Nata a fine 2008, CyanogenMod sostituisce completamente la versione di Android installata sul proprio dispositivo Android rimpiazzandola con una versione del sistema operativo molto simile a quella ufficiale di Google, senza personalizzazioni dei vari produttori hardware e con molte possibilità in più.
La comunità di CyanogenMod ricorda, ad esempio, il supporto nativo per i temi, l’integrazione del codec FLAC (Free Lossless Audio Codec), l’utilizzo della cache compressa, una nutrita lista di APN dei vari operatori telefonici mondiali, la presenza di un client OpenVPN, un menù per il riavvio del dispositivo migliorato, il supporto nativo per il tethering via Wi-Fi, Bluetooth e USB, la possibilità di “overcloccare” il processore ed applicare ottimizzazioni legate alle performance, la gestione dei permessi delle varie app e molto altro ancora.
Il vantaggio di CyanogenMod è che l’utente, possessore di uno smartphone o di un tablet Android compatibile, non deve preoccuparsi di effettuare manualmente il root del suo dispositivo (vedere il riquadro a metà pagina nell’articolo Velocizzare Android: consigli pratici): penserà a tutto CyanogenMod.
Le uniche operazioni da effettuare prima di installare CyanogenMod consistono nell’abilitare la voce Debug USB nella sezione Opzioni sviluppatore delle impostazioni di Android nonché la casella Sorgenti sconosciute (“Consenti l’installazione delle applicazioni da sorgenti diverse da Play Store“) in Sicurezza.
Per proseguire, quindi, bisognerà scaricare ed avviare l’installer per Android cliccando sul link presente al punto 2) in questa pagina. Come ultimo passo, bisognerà eseguire l’applicazione di configurazione su un sistema Windows Vista, Windows 7 o Windows 8 cliccando sul link al punto 4).
L’installazione facilitata è possibile solamente per i dispositivi mobili direttamente supportati (elencati qui).
È ovviamente indispensabile effettuare un backup completo del contenuto del telefono prima di applicare CyanogenMod tenendo presente che tutte le informazioni in esso memorizzate (fatta eccezione per quelle conservate nella scheda SD) verranno completamente sovrascritte.
Proprio per questo motivo, Google ha deciso di rimuovere CyanogenMod dal servizio Play contestando agli sviluppatori il mancato rispetto delle linee guida riservate ai programmatori Android.
I tecnici del colosso di Mountain View hanno visto in CyanogenMod uno strumento potenzialmente pericoloso perché non permette di tornare sui propri passi. In altre parole, non è possibile annullare l’installazione della ROM personalizzata e ripristinare il firmware di default del dispositivo Android. È quindi auspicabile che nelle prossime release di CyanogenMod possa essere valutata l’introduzione di tale possibilità.
Inoltre, sempre secondo Google, CyanogenMod porterebbe alla violazione dei termini di garanzia del prodotto acquistato effettuando un procedura di rooting del device.
Generalmente il processo di rooting implica infatti la perdita della garanzia sul telefono o sul tablet Android. Annullando la procedura (unrooting), però, si riacquista la garanzia. I passi per effettuare eventualmente l’unrooting differiscono da device a device e possono essere più o meno complessi da essere posti in atto. Nel caso di CyanogenMod quest’opzione non viene offerta e ciò ha evidentemente spinto Google ad estromettere l’installer della ROM da Play.
L’ultima versione di CyanogenMod è stata costruita attorno ad Android 4.4 “KitKat”.
Aggiornamento: un lettore ci ha contestato l’utilizzo del termine ROM per CyanogenMod.
ROM, tecnicamente, è l’acronimo di Read-Only Memory. Questo termine è però utilizzato dagli stessi autori di CyanogenMod per riferirsi alla loro “creatura”.
I produttori di smartphone e tablet, infatti, si riferiscono spesso al sistema installato sui device con il termine ROM perché è qualcosa che non dovrebbe essere d’interesse per l’utente e che questi non dovrebbe sostituire.
Nella comunità degli sviluppatori si utilizza il termine ROM in luogo di “immagine ROM” per riferirsi al software utilizzato per rimpiazzare quanto originariamente contenuto nel dispositivo mobile. Il termine “flashing a ROM” è frequentemente utilizzato.
Non è sbagliato quindi chiamare CyanogenMod ROM, firmware, sistema operativo oppure distribuzione. In ogni caso si farà riferimento alla stessa cosa.
La questione è chiarita anche sul sito ufficiale di CyanogenMod a questo indirizzo.
Ringraziamo il lettore che ci ha permesso di chiarire un aspetto sicuramente interessante.