La Regione Puglia guarda al mondo del software libero. E’ stato infatti presentato un disegno di legge che punta sull’adozione di hardware e software all’interno della pubblica amministrazione che impieghi esclusivamente tecnologie “aperte”.
Il progetto, battezzato “Norme su software libero, accessibilità di dati e documenti ed hardware documentato” è stato illustrato dal presidente della regione Nichi Vendola insieme con l’assessore alla Comunicazione istituzionale, Nicola Fratoianni. Secondo le stime rese note, la svolta verso il software libero varrebbe circa un milione di euro all’anno che si tramuterebbe in un risparmio per le tasche dei cittadini pugliesi. “Potremo mettere a disposizione degli utenti e delle altre amministrazioni il software e i codici per gestirlo, in modo che ciascuno sia libero di usare il programma e anche di migliorarlo adattandolo alle proprie esigenze“, ha spiegato Fratoianni.
Il disegno di legge, inoltre, dovrebbe favorire nuove opportunità di business coinvolgendo, nel corso del prossimo triennio, imprese, distretti produttivi, sistema universitario e ricercatori.
Fratoianni vuole spingere sull’acceleratore incentivando l’utilizzo del software libero anche in ambiente scolastico ed accademico. Con una base d’utenza ancora più ampia, insomma, si vorrebbe tendere la mano alle piccole e medie imprese che si occupano di integrazione dei software e dello sviluppo di soluzioni derivate.
“Per effetto della nuova norma, (…) gli atti, le delibere, i dati, gli albi, le leggi e tutte le attività regionali sarebbero realizzate con software libero, si legge nel comunicato della Regione. “Allo stesso tempo la Regione, nel momento in cui producesse un proprio software, si impegnerebbe a realizzarlo come software libero mettendo tutti i cittadini in condizione di averlo gratuitamente“.
E’ bene comunque tenere presenti le differenze tra opensource e software libero (due termini spesso troppo confusi). Sebbene strettamente legati, infatti, i termini opensource e “software libero” non sono sovrapponibili. Mentre con “opensource” si fa riferimento all’apertura del codice sorgente di un programma – reso quindi liberamente visibile, analizzabile e migliorabile da parte di chiunque –, con “software libero” si fa riferimento alla tipologia di licenza prevista per l’utilizzo di un’applicazione. Rispetto ai “software proprietari”, le licenze d’uso dei software “liberi” danno la facoltà all’utente di eseguire il programma per qualunque scopo, di consultare il codice sorgente dello stesso ed eventualmente di modificarlo, di copiare e ridistribuire il programma senza alcuna limitazione.
Potremmo quindi osservare come il termine “software libero” estenda in qualche modo il concetto di “opensource” incentrandosi soprattutto sulle libertà (diritti e doveri) dell’utente.
Per approfondire la tematica, suggeriamo di fare riferimento a questo nostro articolo.