Il tracciamento della locazione geografica degli utenti è stato, quest’anno, un argomento particolarmente in voga. Basti pensare alle polemiche che si sono sollevate, ad aprile, dopo la scoperta di una funzionalità del sistema operativo iOS 4 di Apple che, di fatto, manteneva memorizzati i dati relativi agli spostamenti dell’utente (o comunque, del suo iPhone; ved., a tal proposito, questo articolo ed il successivo). In seguito, analisi similari sono state condotte sui dispositivi mobili di Google e di Microsoft (ved. questa notizia).
Oggi, alcuni ricercatori dell’Istituto Politecnico pressa l’Università di New York, hanno spostato l’attenzione su Skype. Non è certamente la scoperta del secolo, anche perché i meccanismi utilizzati sono ormai piuttosto noti agli utenti più esperti. Tuttavia, tornare sull’argomento può essere comunque di un certo interesse.
Gli studiosi newyorkesi ricordano che se Bob conosce l’identificativo utilizzato da Alice su Skype, egli può mettersi in contatto con lei e, contemporaneamente, avviare un software sniffer con lo scopo di stabilire l’indirizzo IP dell’interlocutrice. Tale IP può essere inviato ai tanti servizi di geolocalizzazione disponibili sul web in modo da stabilire la posizione (peraltro molto approssimata) della persona con la quale si sta parlando.
Attraverso l’uso di tracker specifici, spiegano gli autori dello studio (liberamente consultabile, in formato PDF, a questo indirizzo) si è addirittura potuto verificare quali file un contatto Skype stesse contemporaneamente prelevando o caricando sui più famosi circuiti peer-to-peer.
Secondo i ricercatori qualche azienda di dimensioni contenute potrebbe trarre vantaggio dal comportamento di Skype così come da quello di molti altri software di comunicazione, per tracciare dei profili degli utenti attivi sulla base della nazione o della città di residenza.