“Le prestazioni dei processori, e il numero di transistor ad esso relativo, raddoppiano ogni 18 mesi“, questo l’enunciato conosciuto come “prima legge di Moore“. Per anni il risultato dell’osservazione empirica di Gordon Moore, cofondatore di Intel insieme con Robert Noyce, ha trovato conferma nella rapida evoluzione dell’industria dei microprocessori.
Da tempo, però, diversi scienziati sono concordi nel preconizzare il fine vita della legge. Il fisico teorico Michio Kaku, docente presso la City University di New York, si spinge ancora più avanti e fissa tra dieci anni la “data di scadenza” della legge di Moore. “In circa 10 anni assisteremo al suo collasso“, ha dichiarato lo studioso che sembra recitare il de profundis per una delle leggi che è considerata una colonna portante nel mondo dell’elettronica e dell’informaica e che ha tenuto botta, ormai, per ben 47 anni. Kaku, come molti altri esperti che si sono espressi prima di lui sull’argomento, spiega che saranno due gli aspetti a “far deragliare” la legge di Moore negli anni a venire: il calore e la superficie estremamente piccola che sarà chiamata a dissiparlo.
Nel video che proponiamo di seguito Kaku ricorda come un singolo strato di chip abbia uno spessore pari ad appena 20 atomi. Riducendolo ancora il calore generato diverrà letteralmente ingestibile:
I limiti fisici ai quali si sta avvicinando la tecnologia dei microprocessori porteranno quindi al collasso della legge di Moore anche perché, aggiunge il fisico statunitense, figlio di immigrati giapponesi, presto entrerebbero in gioco le leggi della meccanica quantistica e non si riuscirebbe più nemmeno a stabilire la posizione degli elettroni che sovrintendono le operazioni logiche.
La legge di Moore sembrerebbe insomma avere se non i giorni quanto meno gli anni contati. Per quanto i produttori di microprocessori di adopereranno nello sviluppo di soluzioni avanzate per strutturare i chip, mantenendo così in vita la legge di Moore, ci sarà un momento in cui ci si renderà conto di come non ci sia più alcun margine per “tirare la corda”. Anche se si utilizzeranno design 3D nelle CPU di “ultimo grido”, osserva Kaku, non ci si potrà sottrarre al destino che attende la legge di Moore e, più in generale, ammettere che l’era del silicio stia ormai volgendo al termine.
Esprimendosi sul quantum computing, tecnologia che nasce dall’unione fra teoria dell’informazione classica, informatica e fisica quantistica, Kaku ha dichiarato che i problemi da risolvere sono ancora enormi e che non si potrà avere nulla di sufficientemente maturo se non prima dell’ultima parte del 21esimo secolo.
Va comunque osservato come fu lo stesso Gordon Moore, nel 2005, a riconoscere come la sua legge si riferisse più ad aspetti economici che tecnologici. L’informatico statunitense, classe 1929, alludeva al fatto che l’industria dei microprocessori ha di fatto seguito, nel corso degli anni, la curva fissata dalla sua legge soprattutto per stabilire degli obiettivi e mantenere il passo con le richieste del mercato.